2 OTTOBRE
AUGURI AI NONNI E GLORIA AGLI ANGELI CUSTODI
I NONNI
Quante volte ho ascoltato la voce degli alberi
e quante volte mi hanno reso calmo e felice
con la loro saggezza, frutto di una vita lunga
più della nostra e di una meditazione
che a noi non è concessa perché noi
non siamo liberi come loro.
I nonni sono come vecchi alberi
che hanno visto e appreso tante cose.
Da loro imparate ad amare il prossimo,
come loro amano voi.
Ad apprezzare le cose vere della vita,
come i nonni saggi sanno fare.
A vivere ogni momento in armonia
con tutto il creato.
Il mondo forse avrà speranza
(Anna Tombini)
NONNO CHE SEI IL MIO ANGELO CUSTODE: BUONGIORNO
Come tutti i nati il 2 ottobre, ho sempre avuto un rapporto
tormentato ma vivo con il nostro co-festeggiato:
l’angelo custode. La preghiera infantile “Angelo che sei il
mio custode…” ha lasciato il posto alle ironie dell’adolescenza
e ai dubbi dell’età adulta, fino a quando un approccio
diverso alle questioni dello spirito mi ha convinto
dell’esistenza di energie invisibili agli occhi (l’essenziale,
direbbe il Piccolo Principe). Ma c’è un angelo visibilissimo,
la cui festa è stata giustamente associata a quella
degli esseri di luce. Il nonno. Il nuovo Stato Sociale. Se in
Italia la disoccupazione endemica dei ragazzi dai 18 ai 40
anni non ha ancora prodotto una rivolta è perché i nonni
mantengono i nipoti con i soldi che avrebbero voluto lasciare
in eredità ai figli.
Il nonno custode è un nonno sempre più lucido e longevo.
Un nonno pioniere, protagonista di una rivoluzione
demografica che non ha precedenti nella storia. Gli anziani
si avviano a diventare maggioranza nel Paese. Un
primato che comporta diritti, ma anche doveri. Uno è il
ruolo, già ricordato, di banchieri a fondo perduto. L’altro
consiste nel non potersi più permettere il lusso di essere
vecchi. Finché erano pochi, i nonni avevano tempo e modo
di dedicarsi alla rivisitazione nostalgica del passato.
Ma da quando sono un esercito, e un esercito in salute,
tocca loro il compito che sarebbe della giovinezza: fare
progetti, annaffiare sogni, coniugare verbi al futuro. Affinché
si avveri l’auspicio di un umorista sublime, Marcello Marchesi:
l’importante è che la morte ci colga vivi.
MASSIMO GRAMELLINI