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Uganda: il rifugio dei bambini-soldato

Situazione storica attuale
Il coordinatore delle emergenze Onu, John Egland, dice che è la più grave fra le crisi umanitarie trascurate e dimenticate. È quella che dal 1986, dopo il regime barbarico del dittatore Idi Dada Amin, terrorizza l'Uganda del nord. Dove le bande criminali capitanate da Joseph Kony massacrano gli adulti, stuprano le bambine, rapiscono i maschietti per farne carne da macello e soldati forzati. Dire che da diciotto anni il sangue e l'orrore investono questa parte del mondo è però improprio, poiché è difficile cogliere nel passato una soluzione di continuità fra una ragnatela di ferocia precedente e una successiva. Possono mutare i nomi, gli schieramenti, le intensità, ma il teatro della realtà continua a mettere in scena un raccapriccio permanente. Al quale le potenze dominanti non sono estranee, poiché in gioco - come sempre - ci sono interessi economici, strategici, territoriali, tribali, etnici, di politica nazionale e internazionale. Ciò non riguarda solo l'Uganda, bensì aree continentali assai più vaste. Amin e Bokassa e i loro numerosi epigoni erano protetti e foraggiati come ora i protagonisti contemporanei. Per cui parlare di conflitti e crisi dimenticate è ridicolo. In questi casi la dimenticanza e la colpa coincidono, e l'analisi dei fattori serve a identificare responsabilità i cui autori dovrebbero essere adeguatamente sanzionati.

Uno sciamano bellico
Ma dobbiamo sbrogliare la matassa, partire da un punto; anche se questo rimanda a un altro e poi a un altro ancora... Kony è un tipo sui quarant'anni, una sorta di sciamano bellico, di profeta esaltato che intreccia Bibbia e violenza, animismo e paranormalità. È il comandante di un esercito di tremila soldati definito Lord's resistance army (Lra), viene protetto dal regime islamico del Sudan, si oppone al governo centrale dell'Uganda controllato dal filoamericano Yoveri Museveni. Quest'ultimo usa gli aiuti internazionali incrementando le spese militari e giustificando le mancate riforme democratiche con l'emergenza imposta dalla guerra. Museveni appartiene all'etnia bantu (diffusa nell'Uganda meridionale) e lotta contro gli antagonisti acholi presenti nel Nord, tenendo instabile la frontiera col Sudan e compiacendo così George Bush che vede in Khartum un nodo del terrorismo internazionale. 18 anni di conflitto hanno prodotto 50.000 morti e 1.600.000 profughi (l'80% della popolazione di questa regione). Il regime sudanese è contento di dar rifugio e procurare armi alle bande di Kony, poiché contribuiscono a tenere sotto scacco le tribù in rivolta del Sud. Da qui, gli assassini subalterni del cosiddetto sciamano fanno scorrerie nel Nord Uganda popolato dagli acholi. Ai quali pure Kony appartiene, ma che ugualmente vengono massacrati, violentati, rapiti. Nelle province ugandesi più colpite dall'Lra - Gulu, Kitgum, Pader - villaggi e terreni sono desertificati. Nei campi profughi la presenza delle forze dell'ordine legate a Museveni è incerta (dieci soldati per diecimila profughi), di notte si fa evanescente. E di notte giungono le bande di Kony: dopo avere sterminato gli adulti davanti ai loro figli, prendono le bambine per farne schiave sessuali, per ingravidarle e talvolta mandarle a combattere col neonato sulle spalle. I banditi attaccano pure le missioni, come è accaduto a suore comboniane che ospitavano 150 bambine, tutte sequestrate. I maschietti rapiti fanno i trasportatori se hanno pochi anni, altrimenti li si fa soldati. Ma prima devono subire una metamorfosi psichica, devono essere lacerati e traumatizzati attraverso il rito di iniziazione militare, devono uccidere in gruppo altri bambini e ragazzi, assistere e compiere mutilazioni, trucidare corpi e spezzettarli. Pur se si tratta di parenti stretti. La pena per il rifiuto è lo stesso trattamento. Vengono eliminati e gravemente amputati anche solo per non voler sparare. Così si diventa bambini-soldato nell'esercito/setta di Kony. Oggi, quando arriva il buio e stanno per piombare i criminali, dai campi profughi e dai villaggi residui migliaia di bambini si riversano nelle città, dove il presidio dei governativi è più attendibile. Li chiamano i night's commuter, pendolari della notte. Alcuni bambini-soldato sono riusciti a fuggire dal Lra, altri hanno tentato e fallito subendo una fine indicibile. Chi resta è minacciato e forzato a continuare nel massacro. Se l'esercito irregolare conta solo tremila soldati a fronte dei ventimila bambini rapiti negli ultimi venti mesi, è per tale vortice di continui annientamenti. Chi riesce a uscire dall'inferno rivive in permanenza incubi di sangue e carni spappolate, è condannato a ripercorrere senza limiti il terrore inferto e subito, è spezzato, isolato, confuso nella mente e nel corpo.
In questo scenario di apocalisse reale, alcuni uomini e donne osano muoversi e agire. Talvolta persino vincere. Sono ong e associazioni religiose, volontari, persone incrollabili come il comboniano Tarcisio Pazzaglia che da quattro decenni opera in Uganda, criticando lucidamente le "superiori" ragioni politico-economiche alla base dei conflitti ed essendo più volte sequestrato dai ribelli o dai governativi per la "colpa" di lottare a favore di una soluzione umanitaria.
(Damiano Tavoliere)

Els De Temmerman Els De Temmerman
Giornalista Belga, da anni si prodiga per liberare i bambini soldato in Africa da situazioni di estrema violenza. Opera in territori di guerra come la Somalia, L'Uganda il Congo e il Ruanda. In Uganda del nord, nella regione di Lira, ha creato un centro di recupero dei bambini soldato. Attualmente è riuscita ad avviare agli studi, liberandoli da situazioni di estrema povertà, più di 2000 bambini soldato. Recentemente, dentro la tasca di un guerrigliero ucciso è stata trovata una lettera dello stesso Kony, in cui minacciava di morte la giornalista. Questo sembra a motivo dell'ultimo libro: "Le ragazze di Above" scritto dalla stessa Els , in cui si racconta la vicenda della cattura di un centinaio di ragazze da parte dei guerriglieri, di come sono state trattate e della loro liberazione ad opera di una suora Comboniana di nome Rachele. Il mago Sales è entrato in contatto con la Tennerman, mediante la Fondazione Corti che dirige un ospedale a Gulu, sempre nel nord dell'Uganda. Grazie a lei è stato realizzato il servizio delle Iene. Sarà lei stessa e seguire il progetto della Fondazione Mago Sales in Uganda sulla liberazione dei bambini soldato.
Iscalabrini 056 Padre Giovanni Scalabrini
Missionario in Uganda da più di 40 anni. Si è sempre occupato e preoccupato di aiutare chiunque bussasse alla sua porta. Ha costruito scuole, dispensari, orfanotrofi, pozzi d'acqua… soprattutto ha dato la possibilità a molti piccoli di vivere decentemente il dono della vita. Attualmente vive a Kampala, la capitale dell'Uganda, dove dirige un complesso scolastico con più di 900 allievi… tutti molto poveri. Non ha mai accettato compromessi con le istituzioni locali, sovente corrotti. Per questo è stato più v olte perseguitato e messo in carcere. Il suo aiuto viene dalla Provvidenza. Il mago Sales lo ha incontrato nel suo ultimo viaggio in Africa. Ha visitato la sua scuola e ha fatto una promessa: quella di aiutare i numerosi bambini soldato che verranno accolti nella scuola di Padre Scalabrini. Padre Giovanni da anni lavora per il recupero e la liberazione dei bambini soldato ed ha accettato di aprire le porte della propria scuola a questa urgente necessità.

 

 

 

 

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