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IL CORAGGIO DELLE ARMI… GIOCATTOLO

Dicono che esista un luogo al mondo, al di la delle nebbie e delle onde, in cui tutto tace, tutto è silenzio… come il dormire di un bimbo stanco la notte. E' il Polo… Il Polo Nord
Sembra solo di sentire il tenue respiro delle stelle che vagolano alte nel cielo, quasi a segnare il passare delle ore e dei giorni: 364… come i giorni dell'anno… tutti meno uno: il 24 dicembre… la vigilia di Natale.
In quel giorno, l'unico in tutto l'anno, avviene la rivoluzione dei rumori. Il polo Nord si anima di luci, di suoni e di canti. Per ventiquattro ore esatte la festa diventa sovrana e il ghiaccio si popola di migliaia e migliaia di giocattoli provenienti da tutto il mondo al richiamo di un mago silente: Babbo Natale.

Anno 200…
Anche quell'anno 200… la cerimonia aveva avuto inizio, puntuale come un affamato al suo pranzo di mezzogiorno.
Già alle prime ore della notte al grido di: "Olà, olà… olà", erano arrivati, dalla Cina, i palloni di cuoio, di plastica; quelli cuciti con il disegno dei mondiali, made in Taiwan e quelli variopinti, provenienti dalle spiagge di Baia e di Rimini. Poi era stata la volta delle trottole, vanitose e roteanti come stelle filanti a carnevale. Non erano mancati i giocattoli di peluche: i classici orsetti, a casa loro tra i ghiacci del Polo; le giraffe, i cagnolini, gli animali della savana, un po' meno abituati a quel freddo intenso e pulito. Erano arrivati fischiettando " La marcia dei gladiatori" di Fucik.
Preceduti dal suono di una fanfara e strillando: "Siamo qui… ci siamo anche noi!" erano giunti i giocattoli di latta, con dietro la loro chiavetta montata su un armonioso carillon, i cavalli a dondolo, le macchine dei pompieri, la moto di Valentino Rossi, la rossa di Schumacher.
Con i primi chiarori dell'alba la dimora di Babbo Natale fu popolata da centinaia di migliaia di giocattoli. In ogni angolo si potevano vedere ….. bambole, soldatini, burattini, marionette, navette spaziali, armi giocattoli come pistole, carri armati, aerei da combattimento, navi da guerra; giochi tridimensionali , scatole per fare magie o esperimenti chimici; i tradizionali giochi dell'oca, del monopoli; i meccani, i pennelli per dipingere, ecc.
A mezzogiorno, al suono tradizionale di nenie natalizie, vennero chiusi i cancelli e si fece l'appello.
"Presente… Presente… Eccomi qua… Sono io…" si sentì ripetere da ogni angolo di quell'immenso paese dei balocchi.
Prima fu il suono rombante dei guerrieri Ningia e dei tamburi, poi quello armonioso delle Barby… fino ad arrivare al fedele assenso delle pedine del gioco delle pulci, dei pezzi degli scacchi , dei bastoncini dello sciangai.
Insomma erano arrivati proprio tutti. Era arrivato anche il trenino elettrico: il famoso "Polar express", carico di letterine dei bimbi del mondo per Babbo Natale.

Le letterine di Tomas e di Bosco
Era tradizione, prima di imbarcare i giocattoli sulla slitta luminosa, leggere alcune di queste letterine.
A sceglierne a caso una furono nientepopodimeno che due eroi dei fumetti: Superman e Batman.
Con un veloce balzo si tuffarono nel cumulo delle lettere ammassate; ne presero una e, volando su in alto fino all'ultimo piano del palazzo di cristallo, la consegnarono a Babbo Natale, che, chiedendo il silenzio, lesse ad alta voce.
" Caro Gesù Bambino…" subito Babbo Natale ebbe un attimo di esitazione e pensò di rimandare indietro la lettera, poi, disse tra se: " In fondo sono io che, a nome di Gesù, porto i regali ai bimbi. Io sono il portalettere di Dio". E riprese a leggere: "Caro Gesù Bambino. Io non so se tu esisti… Però io ti voglio bene e tanto. Sono un bambino del Libano e mi chiamo Tomas. Mi hanno detto che sei piccolo come me ed esaudisci i desideri dei bambini la notte di Natale.
Ti chiedo non giocattoli, nemmeno dolci. Quest'anno ti voglio chiedere una cosa sola. Tu che hai avuto una mamma che un giorno ti ha anche sgridato, fammi arrivare una carezza… quella della mamma, della mia mamma che ora non ho più. Nessuno me lo vuole dire… ma io lo so. E' morta sotto una bomba nei combattimenti al confine con Israele".
"PS. Dimenticavo… Dillo anche a tuo nonno, quel tardone che chiamano Babbo Natale con la barba bianca. Che faccia presto… perché io aspetto anche di andare al parco giochi di Srifa come mi aveva promesso la mia mamma".
Anche se Babbo Natale fu un po' contrariato per il "tardone", tutti poterono vedere una lacrima rigargli la guancia e la barba.
La commozione fu generale. Alcuni piansero, comprese le figurine di Capitan Uncino e della matrigna di Cenerentola. Le statuine dei sette Nani guardano con diffidenza le armi giocatolo… che, per l'occasione, si erano fatte piccole piccole. Per rompere quel momento di tensione i modellini da caccia dell'Airforces americani si levarono i volo e catturarono una seconda lettera che portarono a Babbo Natale.
Il vecchio, prima titubante, poi vedendo attesa tra la folla dei giocattoli, lesse: "Carissimo Babbo Natale. Io sono un ragazzo già cresciuto… Mi chiamo Bosco ed ho 16 anni; sono africano e scrivo a nome di tanti altri miei compagni, che come me non giocano più, nemmeno alla guerra… perché qui nel nostro villaggio è la guerra che ha messo in gioco la nostra vita. Siamo stati addestrati a fare la guerra e ad uccidere. Ora però che la guerra è finita, vogliamo ritornare a scuola, ma non abbiamo i libri… Pensaci tu".

Libri di scuola e giocattoli
"Questa è una richiesta che posso esaudire facilmente - pensò Babbo Natale - Orsù libri di storia, di geografia, di matematica… Fatevi avanti".
Nessuna risposta. Allora una scatola di gessetti colorati prese la parola e disse. "Qui ci sono solo giocattoli…. Da quando il mondo è tondo, nessun bimbo a Natale ha mai chiesto libri per fare i compiti, come nessuno a mai chiesto medicine o ricostituenti, al posto di dolci o nutella".
"Comunque adesso abbiamo una richiesta di compiti", ribadì Babbo Natale.
"I libri di scuola ci sono - presero la parola i soldatini di piombo che, in quanto militari, si sentivano ancora in colpa per la prima letterina - basterebbe andarli a prendere nell'altro emisfero, in Australia, dove adesso è estate e la scuola è finita".
" Ci andiamo noi", dissero i palloni.
"No! Nessuno darà retta a palloni da gioco, e, poi, come potete trasportarli fin qua - risposero gli orsetti di peluche - piuttosto ci andremo noi", conclusero dicendo.
"Invece questa missione tocca a noi - dissero in coro i mezzi da guerra: aerei, marini e terrestri. Siamo stati addestrati a compiere missioni ben più pericolose. Per noi sarà come fare una passeggiata nel parco".
"Così sia" disse babbo Natale, che vide subito in quel gesto di coraggio la possibilità di riscatto delle armi giocattolo.
Al suono della fanfara dei bersaglieri e degli inni nazionali delle singole nazioni, fecero la loro sfilata gli aerei da combattimento , le navi da guerra americane, i carri armati russi, i razzi superonici che avevano combattuto le ultime guerre del pianeta.
Tutti partirono alla ricerca dei libri… consapevoli di sciupare l'unico carburante a disposizione per arrivare nelle case dei bambini, la notte prima di Natale.
" Meglio così, - pensarono - d'ora in poi non trasporteremo più bombe o armi, ma offriremo i nostri servizi solo per scopi umanitari".

La soluzione delle armi giocattolo
L'applauso fu generale e la commozione pure… tranne che per le armi giocattolo: pistole, fucili, pugnali, mitragliatrici e finte bombe a mano.
Queste, a capo chino, avevano incominciato a lasciare la dimora di Babbo Natale per auto distruggersi nei crateri boreali posti al confine del Polo Nord.
Passarono attraverso un ampio corridoio lasciato libero da tutti gli altri giocattoli che, orgogliosi, non volevano più identificarsi con quegli strumenti di morte.
Ormai, mancavano solo più pochi istanti alla grande partenza verso le terre dei bambini del mondo e già i primi giocattoli avevano iniziato a imbarcarsi sulle comode poltrone dalla slitta di Babbo Natale, quando dall'alto della sua postazione la navetta spaziale lanciò un urlo di richiamo: "Alto là. C'è ancora un altro problema da risolvere. Da quassù io posso fotografare tutti i luoghi del mondo, anche la terra del Libano. Vi ho appena inviato, per e-mail, le fotografie della zona di Srifa, il parco giochi dove vorrebbe recarsi Tomas per giocare. E' stato bombardato recentemente ed ora è un ammasso di inutili rovine. Si potrebbe ricostruire ma mancano le materie prime come la plastica, il legno, il ferro".
"La plastica, il legno, il ferro? Ma noi siamo fatti di questi materiali - dissero in coro le armi giocattoli - saremo noi la materia prima per ricostruire non solo il parco giochi di Srifa, ma tanti altri nel mondo. Esiste il riciclaggio e noi ci ricicleremo in giochi di pace".
Un nuovo fragoroso applauso accompagnò queste decisioni, anzi Babbo Natale disse:
"Io ho sentito parlare di un Mago in Italia che chiede a tutti i bambini di buona volontà di barattare le loro armi giocattolo in cambio di una bacchetta magica. Si chiama mago Sales e vive, con i suoi collaboratori, a Rivoli, in provincia di Torino.
Fino ad ora sono stati più di 80.000 i bambini che hanno aderito a questa iniziativa.
Chiediamo anche a lui di non bruciare le armi giocattolo ma di riciclarle per fare dei giochi nei parchi.

Perché i grandi imparino la lezione
"Che bella iniziativa - dissero commossi i soldatini di piombo, partiamo subito a dare la bella notizia ai bambini del mondo e speriamo che i grandi capiscano la lezione e convertano le loro armi vere in strumenti di pace e di cultura".

 

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