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RIFUGIO DEI BAMBINI SOLDATO

Uganda: il rifugio dei bambini-soldato

Situazione storica attuale
Il coordinatore delle emergenze Onu, John Egland, dice che è la più grave fra le crisi umanitarie trascurate e dimenticate. È quella che dal 1986, dopo il regime barbarico del dittatore Idi Dada Amin, terrorizza l'Uganda del nord. Dove le bande criminali capitanate da Joseph Kony massacrano gli adulti, stuprano le bambine, rapiscono i maschietti per farne carne da macello e soldati forzati. Dire che da diciotto anni il sangue e l'orrore investono questa parte del mondo è però improprio, poiché è difficile cogliere nel passato una soluzione di continuità fra una ragnatela di ferocia precedente e una successiva. Possono mutare i nomi, gli schieramenti, le intensità, ma il teatro della realtà continua a mettere in scena un raccapriccio permanente. Al quale le potenze dominanti non sono estranee, poiché in gioco - come sempre - ci sono interessi economici, strategici, territoriali, tribali, etnici, di politica nazionale e internazionale. Ciò non riguarda solo l'Uganda, bensì aree continentali assai più vaste. Amin e Bokassa e i loro numerosi epigoni erano protetti e foraggiati come ora i protagonisti contemporanei. Per cui parlare di conflitti e crisi dimenticate è ridicolo. In questi casi la dimenticanza e la colpa coincidono, e l'analisi dei fattori serve a identificare responsabilità i cui autori dovrebbero essere adeguatamente sanzionati.

Uno sciamano bellico
Ma dobbiamo sbrogliare la matassa, partire da un punto; anche se questo rimanda a un altro e poi a un altro ancora... Kony è un tipo sui quarant'anni, una sorta di sciamano bellico, di profeta esaltato che intreccia Bibbia e violenza, animismo e paranormalità. È il comandante di un esercito di tremila soldati definito Lord's resistance army (Lra), viene protetto dal regime islamico del Sudan, si oppone al governo centrale dell'Uganda controllato dal filoamericano Yoveri Museveni. Quest'ultimo usa gli aiuti internazionali incrementando le spese militari e giustificando le mancate riforme democratiche con l'emergenza imposta dalla guerra. Museveni appartiene all'etnia bantu (diffusa nell'Uganda meridionale) e lotta contro gli antagonisti acholi presenti nel Nord, tenendo instabile la frontiera col Sudan e compiacendo così George Bush che vede in Khartum un nodo del terrorismo internazionale. 18 anni di conflitto hanno prodotto 50.000 morti e 1.600.000 profughi (l'80% della popolazione di questa regione). Il regime sudanese è contento di dar rifugio e procurare armi alle bande di Kony, poiché contribuiscono a tenere sotto scacco le tribù in rivolta del Sud. Da qui, gli assassini subalterni del cosiddetto sciamano fanno scorrerie nel Nord Uganda popolato dagli acholi. Ai quali pure Kony appartiene, ma che ugualmente vengono massacrati, violentati, rapiti. Nelle province ugandesi più colpite dall'Lra - Gulu, Kitgum, Pader - villaggi e terreni sono desertificati. Nei campi profughi la presenza delle forze dell'ordine legate a Museveni è incerta (dieci soldati per diecimila profughi), di notte si fa evanescente. E di notte giungono le bande di Kony: dopo avere sterminato gli adulti davanti ai loro figli, prendono le bambine per farne schiave sessuali, per ingravidarle e talvolta mandarle a combattere col neonato sulle spalle. I banditi attaccano pure le missioni, come è accaduto a suore comboniane che ospitavano 150 bambine, tutte sequestrate. I maschietti rapiti fanno i trasportatori se hanno pochi anni, altrimenti li si fa soldati. Ma prima devono subire una metamorfosi psichica, devono essere lacerati e traumatizzati attraverso il rito di iniziazione militare, devono uccidere in gruppo altri bambini e ragazzi, assistere e compiere mutilazioni, trucidare corpi e spezzettarli. Pur se si tratta di parenti stretti. La pena per il rifiuto è lo stesso trattamento. Vengono eliminati e gravemente amputati anche solo per non voler sparare. Così si diventa bambini-soldato nell'esercito/setta di Kony. Oggi, quando arriva il buio e stanno per piombare i criminali, dai campi profughi e dai villaggi residui migliaia di bambini si riversano nelle città, dove il presidio dei governativi è più attendibile. Li chiamano i night's commuter, pendolari della notte. Alcuni bambini-soldato sono riusciti a fuggire dal Lra, altri hanno tentato e fallito subendo una fine indicibile. Chi resta è minacciato e forzato a continuare nel massacro. Se l'esercito irregolare conta solo tremila soldati a fronte dei ventimila bambini rapiti negli ultimi venti mesi, è per tale vortice di continui annientamenti. Chi riesce a uscire dall'inferno rivive in permanenza incubi di sangue e carni spappolate, è condannato a ripercorrere senza limiti il terrore inferto e subito, è spezzato, isolato, confuso nella mente e nel corpo.
In questo scenario di apocalisse reale, alcuni uomini e donne osano muoversi e agire. Talvolta persino vincere. Sono ong e associazioni religiose, volontari, persone incrollabili come il comboniano Tarcisio Pazzaglia che da quattro decenni opera in Uganda, criticando lucidamente le "superiori" ragioni politico-economiche alla base dei conflitti ed essendo più volte sequestrato dai ribelli o dai governativi per la "colpa" di lottare a favore di una soluzione umanitaria.
(Damiano Tavoliere)

Els De Temmerman Els De Temmerman
Giornalista Belga, da anni si prodiga per liberare i bambini soldato in Africa da situazioni di estrema violenza. Opera in territori di guerra come la Somalia, L'Uganda il Congo e il Ruanda. In Uganda del nord, nella regione di Lira, ha creato un centro di recupero dei bambini soldato. Attualmente è riuscita ad avviare agli studi, liberandoli da situazioni di estrema povertà, più di 2000 bambini soldato. Recentemente, dentro la tasca di un guerrigliero ucciso è stata trovata una lettera dello stesso Kony, in cui minacciava di morte la giornalista. Questo sembra a motivo dell'ultimo libro: "Le ragazze di Above" scritto dalla stessa Els , in cui si racconta la vicenda della cattura di un centinaio di ragazze da parte dei guerriglieri, di come sono state trattate e della loro liberazione ad opera di una suora Comboniana di nome Rachele. Il mago Sales è entrato in contatto con la Tennerman, mediante la Fondazione Corti che dirige un ospedale a Gulu, sempre nel nord dell'Uganda. Grazie a lei è stato realizzato il servizio delle Iene. Sarà lei stessa e seguire il progetto della Fondazione Mago Sales in Uganda sulla liberazione dei bambini soldato.
Iscalabrini 056 Padre Giovanni Scalabrini
Missionario in Uganda da più di 40 anni. Si è sempre occupato e preoccupato di aiutare chiunque bussasse alla sua porta. Ha costruito scuole, dispensari, orfanotrofi, pozzi d'acqua… soprattutto ha dato la possibilità a molti piccoli di vivere decentemente il dono della vita. Attualmente vive a Kampala, la capitale dell'Uganda, dove dirige un complesso scolastico con più di 900 allievi… tutti molto poveri. Non ha mai accettato compromessi con le istituzioni locali, sovente corrotti. Per questo è stato più v olte perseguitato e messo in carcere. Il suo aiuto viene dalla Provvidenza. Il mago Sales lo ha incontrato nel suo ultimo viaggio in Africa. Ha visitato la sua scuola e ha fatto una promessa: quella di aiutare i numerosi bambini soldato che verranno accolti nella scuola di Padre Scalabrini. Padre Giovanni da anni lavora per il recupero e la liberazione dei bambini soldato ed ha accettato di aprire le porte della propria scuola a questa urgente necessità.

 

 

 

PROGETTO LIBERAZIONE BAMBINI SOLDATO aggiornamento

Uganda: PROGETTO LIBERAZIONE BAMBINI SOLDATO

Mal d’africa… o nostalgia del sorriso dei bimbi di colore… comunque sia, io, mago Sales, nel mese di aprile, sono ritornato in Uganda, dove avevo iniziato con Marco Berry delle Iene il progetto sulla liberazione dei bambini soldato. Mi sono divertito mescolandomi ai loro sorrisi, offrendo i miei spettacoli di magia un po’ dovunque: in grandi saloni scolastici, sotto piante secolari nel cuore della foresta, nei campi profughi, accanto a zone recintate per pericolo di incursioni nemiche. A tutti ho regalato un sorriso e una promessa: continuare a fare qualche cosa di bello per loro. Attualmente sono 600 i bambini che la nostra Fondazione, grazie alla generosità di tanti benefattori, ha liberato dalla guerra e inserito in strutture scolastiche per almeno 4 anni.
A seguire di persona questi progetti sono:

  1. Padre Scalabrini, a K a m p a l a , c a p i t a l e dell’Uganda, un missionario che da più di quarant’anni si prodiga per l’evangelizzazione e la promozione sociale del popolo Ugandese. Dopo essere stato per molti anni al Nord del paese in zona di frontiera, ora gestisce, a Kampala, il centro scolastico più frequentato ed efficiente dell’Uganda. Qui vengono assistiti circa 2.000 ragazzi/e e tra questi la nostra fondazione promuove allo studio circa 100 ex bambini soldato.
  2. Els de Temmermann: giornalista di nazionalità belga. Con lei è stato realizzato il filmato delle Iene con Marco Berry. La nostra Fondazione sostiene il lavoro della Els, mantenendo agli studi, per ora, 500 ex bambini soldato.
  3. Don Gianni Uboldi, missionario salesiano. Il responsabile principale, in Rafael con Antonio Stefani a Belem - Brasile con i ragazzi della scuola di magia loco, del progetto “bambini soldato”. Da molti anni la nostra Fondazione sostiene a distanza un gran numero di bambini della sua missione a Bombo, un centro al sud del paese, molto vicino a Kampala. Prossimamente, lo stesso don Gianni si prenderà cura di accogliere, stabilmente, alcuni ex bambini soldato. Un benefattore della provincia di Alessandria ha iniziato a finanziare la costruzione di un ostello per l’accoglienza di questi ragazzi. Per avere maggiori informazioni sul progetto, e sull’opera dei missionari responsabili, potete consultare il sito: www.sales.it o chiedere direttamente presso la nostra Fondazione. Saremo ben contenti di inviarvi materiale per eventuali incontri o approfondimenti a livello di gruppo.

IL CORAGGIO DELLE ARMI… GIOCATTOLO

IL CORAGGIO DELLE ARMI… GIOCATTOLO

Dicono che esista un luogo al mondo, al di la delle nebbie e delle onde, in cui tutto tace, tutto è silenzio… come il dormire di un bimbo stanco la notte. E' il Polo… Il Polo Nord
Sembra solo di sentire il tenue respiro delle stelle che vagolano alte nel cielo, quasi a segnare il passare delle ore e dei giorni: 364… come i giorni dell'anno… tutti meno uno: il 24 dicembre… la vigilia di Natale.
In quel giorno, l'unico in tutto l'anno, avviene la rivoluzione dei rumori. Il polo Nord si anima di luci, di suoni e di canti. Per ventiquattro ore esatte la festa diventa sovrana e il ghiaccio si popola di migliaia e migliaia di giocattoli provenienti da tutto il mondo al richiamo di un mago silente: Babbo Natale.

Anno 200…
Anche quell'anno 200… la cerimonia aveva avuto inizio, puntuale come un affamato al suo pranzo di mezzogiorno.
Già alle prime ore della notte al grido di: "Olà, olà… olà", erano arrivati, dalla Cina, i palloni di cuoio, di plastica; quelli cuciti con il disegno dei mondiali, made in Taiwan e quelli variopinti, provenienti dalle spiagge di Baia e di Rimini. Poi era stata la volta delle trottole, vanitose e roteanti come stelle filanti a carnevale. Non erano mancati i giocattoli di peluche: i classici orsetti, a casa loro tra i ghiacci del Polo; le giraffe, i cagnolini, gli animali della savana, un po' meno abituati a quel freddo intenso e pulito. Erano arrivati fischiettando " La marcia dei gladiatori" di Fucik.
Preceduti dal suono di una fanfara e strillando: "Siamo qui… ci siamo anche noi!" erano giunti i giocattoli di latta, con dietro la loro chiavetta montata su un armonioso carillon, i cavalli a dondolo, le macchine dei pompieri, la moto di Valentino Rossi, la rossa di Schumacher.
Con i primi chiarori dell'alba la dimora di Babbo Natale fu popolata da centinaia di migliaia di giocattoli. In ogni angolo si potevano vedere ….. bambole, soldatini, burattini, marionette, navette spaziali, armi giocattoli come pistole, carri armati, aerei da combattimento, navi da guerra; giochi tridimensionali , scatole per fare magie o esperimenti chimici; i tradizionali giochi dell'oca, del monopoli; i meccani, i pennelli per dipingere, ecc.
A mezzogiorno, al suono tradizionale di nenie natalizie, vennero chiusi i cancelli e si fece l'appello.
"Presente… Presente… Eccomi qua… Sono io…" si sentì ripetere da ogni angolo di quell'immenso paese dei balocchi.
Prima fu il suono rombante dei guerrieri Ningia e dei tamburi, poi quello armonioso delle Barby… fino ad arrivare al fedele assenso delle pedine del gioco delle pulci, dei pezzi degli scacchi , dei bastoncini dello sciangai.
Insomma erano arrivati proprio tutti. Era arrivato anche il trenino elettrico: il famoso "Polar express", carico di letterine dei bimbi del mondo per Babbo Natale.

Le letterine di Tomas e di Bosco
Era tradizione, prima di imbarcare i giocattoli sulla slitta luminosa, leggere alcune di queste letterine.
A sceglierne a caso una furono nientepopodimeno che due eroi dei fumetti: Superman e Batman.
Con un veloce balzo si tuffarono nel cumulo delle lettere ammassate; ne presero una e, volando su in alto fino all'ultimo piano del palazzo di cristallo, la consegnarono a Babbo Natale, che, chiedendo il silenzio, lesse ad alta voce.
" Caro Gesù Bambino…" subito Babbo Natale ebbe un attimo di esitazione e pensò di rimandare indietro la lettera, poi, disse tra se: " In fondo sono io che, a nome di Gesù, porto i regali ai bimbi. Io sono il portalettere di Dio". E riprese a leggere: "Caro Gesù Bambino. Io non so se tu esisti… Però io ti voglio bene e tanto. Sono un bambino del Libano e mi chiamo Tomas. Mi hanno detto che sei piccolo come me ed esaudisci i desideri dei bambini la notte di Natale.
Ti chiedo non giocattoli, nemmeno dolci. Quest'anno ti voglio chiedere una cosa sola. Tu che hai avuto una mamma che un giorno ti ha anche sgridato, fammi arrivare una carezza… quella della mamma, della mia mamma che ora non ho più. Nessuno me lo vuole dire… ma io lo so. E' morta sotto una bomba nei combattimenti al confine con Israele".
"PS. Dimenticavo… Dillo anche a tuo nonno, quel tardone che chiamano Babbo Natale con la barba bianca. Che faccia presto… perché io aspetto anche di andare al parco giochi di Srifa come mi aveva promesso la mia mamma".
Anche se Babbo Natale fu un po' contrariato per il "tardone", tutti poterono vedere una lacrima rigargli la guancia e la barba.
La commozione fu generale. Alcuni piansero, comprese le figurine di Capitan Uncino e della matrigna di Cenerentola. Le statuine dei sette Nani guardano con diffidenza le armi giocatolo… che, per l'occasione, si erano fatte piccole piccole. Per rompere quel momento di tensione i modellini da caccia dell'Airforces americani si levarono i volo e catturarono una seconda lettera che portarono a Babbo Natale.
Il vecchio, prima titubante, poi vedendo attesa tra la folla dei giocattoli, lesse: "Carissimo Babbo Natale. Io sono un ragazzo già cresciuto… Mi chiamo Bosco ed ho 16 anni; sono africano e scrivo a nome di tanti altri miei compagni, che come me non giocano più, nemmeno alla guerra… perché qui nel nostro villaggio è la guerra che ha messo in gioco la nostra vita. Siamo stati addestrati a fare la guerra e ad uccidere. Ora però che la guerra è finita, vogliamo ritornare a scuola, ma non abbiamo i libri… Pensaci tu".

Libri di scuola e giocattoli
"Questa è una richiesta che posso esaudire facilmente - pensò Babbo Natale - Orsù libri di storia, di geografia, di matematica… Fatevi avanti".
Nessuna risposta. Allora una scatola di gessetti colorati prese la parola e disse. "Qui ci sono solo giocattoli…. Da quando il mondo è tondo, nessun bimbo a Natale ha mai chiesto libri per fare i compiti, come nessuno a mai chiesto medicine o ricostituenti, al posto di dolci o nutella".
"Comunque adesso abbiamo una richiesta di compiti", ribadì Babbo Natale.
"I libri di scuola ci sono - presero la parola i soldatini di piombo che, in quanto militari, si sentivano ancora in colpa per la prima letterina - basterebbe andarli a prendere nell'altro emisfero, in Australia, dove adesso è estate e la scuola è finita".
" Ci andiamo noi", dissero i palloni.
"No! Nessuno darà retta a palloni da gioco, e, poi, come potete trasportarli fin qua - risposero gli orsetti di peluche - piuttosto ci andremo noi", conclusero dicendo.
"Invece questa missione tocca a noi - dissero in coro i mezzi da guerra: aerei, marini e terrestri. Siamo stati addestrati a compiere missioni ben più pericolose. Per noi sarà come fare una passeggiata nel parco".
"Così sia" disse babbo Natale, che vide subito in quel gesto di coraggio la possibilità di riscatto delle armi giocattolo.
Al suono della fanfara dei bersaglieri e degli inni nazionali delle singole nazioni, fecero la loro sfilata gli aerei da combattimento , le navi da guerra americane, i carri armati russi, i razzi superonici che avevano combattuto le ultime guerre del pianeta.
Tutti partirono alla ricerca dei libri… consapevoli di sciupare l'unico carburante a disposizione per arrivare nelle case dei bambini, la notte prima di Natale.
" Meglio così, - pensarono - d'ora in poi non trasporteremo più bombe o armi, ma offriremo i nostri servizi solo per scopi umanitari".

La soluzione delle armi giocattolo
L'applauso fu generale e la commozione pure… tranne che per le armi giocattolo: pistole, fucili, pugnali, mitragliatrici e finte bombe a mano.
Queste, a capo chino, avevano incominciato a lasciare la dimora di Babbo Natale per auto distruggersi nei crateri boreali posti al confine del Polo Nord.
Passarono attraverso un ampio corridoio lasciato libero da tutti gli altri giocattoli che, orgogliosi, non volevano più identificarsi con quegli strumenti di morte.
Ormai, mancavano solo più pochi istanti alla grande partenza verso le terre dei bambini del mondo e già i primi giocattoli avevano iniziato a imbarcarsi sulle comode poltrone dalla slitta di Babbo Natale, quando dall'alto della sua postazione la navetta spaziale lanciò un urlo di richiamo: "Alto là. C'è ancora un altro problema da risolvere. Da quassù io posso fotografare tutti i luoghi del mondo, anche la terra del Libano. Vi ho appena inviato, per e-mail, le fotografie della zona di Srifa, il parco giochi dove vorrebbe recarsi Tomas per giocare. E' stato bombardato recentemente ed ora è un ammasso di inutili rovine. Si potrebbe ricostruire ma mancano le materie prime come la plastica, il legno, il ferro".
"La plastica, il legno, il ferro? Ma noi siamo fatti di questi materiali - dissero in coro le armi giocattoli - saremo noi la materia prima per ricostruire non solo il parco giochi di Srifa, ma tanti altri nel mondo. Esiste il riciclaggio e noi ci ricicleremo in giochi di pace".
Un nuovo fragoroso applauso accompagnò queste decisioni, anzi Babbo Natale disse:
"Io ho sentito parlare di un Mago in Italia che chiede a tutti i bambini di buona volontà di barattare le loro armi giocattolo in cambio di una bacchetta magica. Si chiama mago Sales e vive, con i suoi collaboratori, a Rivoli, in provincia di Torino.
Fino ad ora sono stati più di 80.000 i bambini che hanno aderito a questa iniziativa.
Chiediamo anche a lui di non bruciare le armi giocattolo ma di riciclarle per fare dei giochi nei parchi.

Perché i grandi imparino la lezione
"Che bella iniziativa - dissero commossi i soldatini di piombo, partiamo subito a dare la bella notizia ai bambini del mondo e speriamo che i grandi capiscano la lezione e convertano le loro armi vere in strumenti di pace e di cultura".

Adozione a distanza Cambogia

MISSIONARIO: ROBERTO PNETTO (Salesiano laico)
Don Bosco Foundation Of Cambodia
P.O. Box 47
Phnom Penh - Cambogia


NOTIZIE GENERALI SULLA CAMBOGIA

 La Cambogia ha una storia recente e riassume tutto ciò di negativo che può patire un essere umano: un genocidio messo in atto dai cambogiani stessi negli anni '70; la presenza invadente dei vietnamiti per tutti gli anni '80; un colpo di Stato riuscito negli anni '90.
 Alcuni dati sono sufficienti a far comprendere la Cambogia di oggi: 11 milioni di abitanti di cui l'85% vive nelle zone rurali e produce un reddito che non copre nemmeno il proprio fabbisogno; la forza lavoro attiva occupa secondo le stime più recenti il 40% della popolazione; il 75% delle persone che lavorano sono impegnate nell'agricoltura; la parte restante nei servizi è solo una percentuale minima nell'industria. Meno del 10% della forza lavoro è salariata.
 L'analfabetismo riguarda circa il 65% della popolazione compresa tra i 15 ed i 19 anni; tra i giovani che terminano la scuola elementare circa il 90% non prosegue gli studi in quanto ha bisogno di lavorare per sopravvivere. Negli anni seguenti gli anni '70, vari tentativi di ricostruzione culturale sono stati portati avanti, ma senza solide fondamenta le cose intentate sono sempre state occasionali e senza alcuna sinergia.
 Da ricordare inoltre che la Cambogia è la Nazione al mondo che ha la più alta percentuale di handicappati fisici per scoppio di mine, è annoverata tra le dieci Nazioni più povere al mondo e più del 20% delle famiglie ha una donna come capofamiglia. Da sottolineare l'emergenza AIDS che sarà a breve la causa principale dei decessi, e il fatto che l'attesa di vita media non supera i 50 anni. La Nazione non ha una struttura sanitaria (nella capitale ad esempio esiste una sola ambulanza che dovrebbe servire oltre un milione di abitanti) e le malattie, nonché i decessi causati dalla malnutrizione sono in percentuale altissima.
 La Cambogia sta ora ricominciando la sua storia, dopo decenni in cui le atrocità e le distruzioni sono state all'ordine del giorno. Un aspetto da sottolineare sono le violenze perpetrate all'epoca del regime di Pol Pot contro il corpo insegnanti: tutti gli esseri umani sono uguali quindi nessuno deve ricevere un'istruzione, per coltivare la terra questa non è necessaria. Su questa credenza il regime ha portato a termine l'uccisione di chiunque svolgesse attività di insegnamento, ha operato la distruzione di tutti i libri di testo ed ha intentato l'eliminazione di tutte le tracce di cultura diverse da quelle del regime stesso. Da non dimenticare che questo genocidio ha causato la morte di più di tre milioni di cambogiani e la fuga fuori dai confini del Paese di circa un milione e mezzo di persone.

 La struttura scolastica locale è praticamente inesistente e dove esiste è del tutto inadeguata: gli insegnanti ricevono salari molto bassi che non li incentivano a mantenere il posto di lavoro. Il loro stipendio infatti si aggira sui 10 dollari al mese. inoltre hanno una preparazione in molti casi molto bassa, alcuni sanno a malapena scrivere, e nessuna conoscenza specifica riguardo le tecniche di insegnamento.

 NOTIZIE DELL'OPERA SALESIANA
    I salesiani vi giunsero nell'estate del 1990, quando ancora la guerra era nell'aria e nessuno avrebbe dato un soldo bucato per il coraggio di un prete belga Don Visser che sfidò tutti nel comperare dal governo un appezzamento di terreno alla periferia della capitale. "Vedrai che presto te lo confischeranno, secondo il principio dell'economia collettivista. A più di dieci anni da quel contratto, i salesiani gestiscono, ora, la più grande scuola della nazione. Ad inaugurarla, sarà proprio il primo ministro dei Khmer Rossi allora al potere. Attualmente i Salesiani operano in Cambogia attraverso la DON BOSCO FOUNDATION OF CAMBODIA con un progetto di Vocational Training; questo consiste in un piano volto a dare un'assistenza all'educazione della gioventù locale povera e con situazioni familiari travagliate. Oggi nel territorio cambogiano sono già attivi i seguenti centri: 2 scuole tecniche di preparazione alla professione; 4 centri di addestramento per ragazzi; 2 scuole di orientamento professionale rivolte alle ragazze; 1 centro di Alfabetizzazione dedicato ai ragazzi che vivono nelle fornaci.

    SOSTEGNI A DISTANZA
    La nostra Fondazione Mago Sales, per quanto riguarda i sostegni a distanza, si appoggia, dal 1997, alla Fondazione "Don Bosco Children Fund", che opera direttamente in Cambogia, mediante l'opera dei Salesiani, presenti in tre centri: Phnom Penh, Sihanoukville e Poipet.
    La "Don bosco Child Foundation", allo stato attuale sostiene circa 5000 ragazzi impegnati in un centianio di scuole ( di questi, circa un migliaio sono sostenuti dalla nostra Fondazione Mago Sales)

 LETTERA DI ROBERTO PANETTO
  Phnom Penh, dicembre 2004.

 BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO DALLA CAMBOGIA

È l'augurio che vi porgo anche a nome dei nostri bambini/bambine, ragazzi e ragazze cambogiani che fanno parte della nostra grande famiglia qui in Phnom Penh.
Quest'anno gli allievi della scuola tecnica sono 470 e frequentano il corso biennale di preparazione al lavoro come meccanici, saldatori, riparatori auto, elettricisti, elettronici e stampatori.
L'oratorio quotidiano e festivo accoglie più di 500 bambini della zona per venire a giocare e studiare inglese ed anche e specialmente per conoscere don Bosco.
I bambini del programma Sostegno a distanza assiste oltre 4.600 bambini/e nelle province pìù povere della Cambogia. Quest'anno Daria, mia cugina, è stata la coordinatrice di questo progetto e si fermerà fra i bambini cambogiani un secondo anno come volontaria.
Oltre a Phnom Penh, le presenze salesiane a Sihanouk Ville con la scuola tecnica assiste oltre 300 giovani, a Battambang con i due centri di alfabetizzazione facciamo scuola a 220 bambini/e ed a Poipet con la casa di accoglienza per i bambini trafficati offriamo ospitalità a 200 bambini/e.
Un colpo di telefono che cambia la vita.
Da agosto scorso sono venuto a conoscenza di una dottoressa psicologa dell'ospedale russo qui a Phnom Penh, perchè sta curando una nostra giovane che soffre di depressione. Una mattina mi dice per telefono: "Don Bosco non si cura dei giovani poveri ed abbandonati? Bene, ne ho qui uno…". E fu così che conobbi Sak, un bambino di 14 anni, ma così piccolo da dimostrarne 10. Sak soffriva di forte mal di testa da oltre 8 mesi. Il male era così forte che Sak si batteva ripetutamente la testa sulle tempia e di tanto in tanto si tirava i capelli. Dissi alla dottoressa che ero pronto ad aiutarlo per l'educazione scolastica, però doveva guarirmelo! Le suore di Madre Teresa lo accolsero; dal controllo scanner alla testa del bambino tutto risultava normale e la psicologa concluse che il mal di testa era dovuto a depressione dovuto all'estrema povertà ed alla triste situazione famigliare: la mamma l'aveva abbandonato quando il piccolo Sak aveva solo 3 anni ed il padre morì alcolizzato dopo pochi mesi; i nonni lo presero con loro.
Passarono gli anni e Sak iniziò la 5 elementare. A scuola gli insegnanti chiedono continuamente soldi ed il nonno anziano è ammalato ridotto a pelle ed ossa. La nonna, disperata, non riesce più a portare avanti la famiglia e sovente si lamenta delle difficoltà economiche nelle quali stanno vivendo. A gennaio 2004 Sak comincia a lamentare un forte mal di testa che lo costringe a rimanere a casa e lasciare la scuola. I farmaci non hanno alcun effetto e la nonna vende un pezzo di terreno agricolo per avere qualche soldo e portare il bambino all'ospedale di Phnom Penh. Diversi viaggi di 5 ore per raggiungere la capitale e le analisi sempre negative non portano a nessuna conclusione. Ai nonni rimane solo più il terreno dove hanno la loro misera abitazione di paglia e bambù.
Quando Sak mi incontrò mi sorrise e la nonna mi disse che per lei era impossibile curarlo e me lo affidava come fosse mio figlio. Lo accompagnai alla scuola don Bosco e notai che era sorpreso specialmente al vedere la statua di don Bosco con un bambino povero accanto: mi disse: "Qui mi trovo bene!". In cucina le cuoche gli fecero festa e con semplicità mi disse che dopo un buon pasto sentiva meno il mal di testa. Mi resi conto che a casa della nonna non avevano il sufficiente per vivere…
Dopo due incontri con un medico specialista nella cura per bambini depressi, con la prospettiva di poter tornare a casa, andare a scuola e dare alla nonna un aiuto mensile per il sostentamento, Sak iniziò a sentirsi meglio ed il mal di testa è pressoché scomparso. Quando lo riportai a casa, al vederlo sorridente, le persone che l'avevano visto prima battersi la testa dal dolore non credevano ai loro occhi…

    Un ringraziamento a quanti sostengono, con sacrificio, la gioventù cambogiana e rendono possibile la presenza educativa di don Bosco in Cambogia ed in altre parti del mondo.
    Auguro a tutti la gioia nell'accogliere con noi Gesù Bambino nella persona dei poveri.

    BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO 2005.
    Aff.mo Roberto

Adozione a distanza Brasile

Missionario: Stefani Antonio (Salesiano laico)
Escola Salesiana Do Trabalho
Caixa Postal 6500 Pedreira
9080-970 Belém - Pa
Avenida Pedro Miranda, 2403
Bairro: Sacramenta 66080-000 Belém - Parà

NOTIZIE GENERALI SUL BRASILE

Attualmente il Brasile non è più considerato un paese del terzo mondo; ma nel suo interno rimangono molti problemi relativi alla povertà, soprattutto in determinate zone del paese, come il Nord Est o le grandi città. Ed è per questo che molte opere di solidarietà italiane continuano la loro opera di aiuto nei confronti dei settori più poveri di questa grande nazione. La stessa cosa si è proposta di fare l'associazione mago Sales, soprattutto attraverso l'opera delle adozioni a distanza. L'associazione mago Sales ha iniziato nell'agosto del 1998 con alcune adozioni in Sao Gabriel da Cachoeira (Manaus), presso la scuola dei Salesiani. Attualmente, dopo il trasferimento del missionario responsabile: Sig. Stefani Antonio, l'aiuto è stato offerto anche ai ragazzi della scuola salesiana in Belem (stato del Parà) e continua tutt'ora. Attualmente tale opera resta l'unica ad essere aiutata dall'associazione.

NOTIZIE SULL'OPERA SALESIANA E SUL PROGETTO DEI "CENTRI PRO MENOR"
I salesiani iniziarono la loro opera nello stato del Parà nel 1958 sotto la direzione di un padre italiano: don Lorenzo Bertolusso. Questa zona del Brasile fa parte della più estesa area dell'Amazzonia (una delle meno sviluppate del paese. Su un territorio di più di 5.000.000 di Km2 vive una popolazione di soli 18.700.000 di abitanti: la meno popolata dell'intera nazione; 3,7 abitanti per Km2). La sua principale fonte di rendita resta il suolo con la produzione di vegetali e l'estrazione di minerali, nelle mani dei ricchi possidenti del Brasile. L'organizzazione sociale resta ferma ad un sistema feudale e a fare le spese sono le popolazioni più povere, in modo particolare i giovani. Attualmente i salesiani aiutano i giovani attraverso l'opera di un centro pro menor. Tale centro non è il solo nel paese e per saperne di più è meglio parlare del fondatore di tale stupenda esperienza: Padre Bento Le Fefre. Nel 1982 padre Bento è chiamato ad assumere la responsabilità di gestire la pastorale giovanile nella diocesi di Humaità (nello stato dell'Amazzonia). L'amore per i giovani e per i ragazzi lo stimola ad interessarsi alle loro condizioni sociali di vita, prima ancora che alle loro appartenenze religiose. Resta subito fortemente impressionato come un gran numero di bambini sia sfruttato attraverso il lavoro di vendita per le strade dai numerosi fabbricanti della città. Subito raccoglie presso di sé un numero discreto di questi bambini (dieci in tutto) e propone un diverso sistema di vendita. Compera un frigorifero e produce dei ghiaccioli; poi invita i ragazzi a confezionarli e a venderli per le strade. L'intero guadagno, detratte le spese, verrà ripartito tra di loro. Fu subito un successo. Dopo un mese i ragazzi diventano 40. Usando tutta la sua immaginazione e tenace operosità per creare nuove opportunità di fabbricazione e di vendita dei nuovi prodotti, padre Bento cercò aiuti finanziari dentro e fuori del paese. Con queste "sovvenzioni della provvidenza" comperò dei tricicli per il trasporto veloce della merce, comperò nuovi macchinari… aumentarono i frigoriferi e allo stesso tempo aumentarono anche i ragazzi. Anche la diocesi di quella regione contribuì notevolmente alla crescita del centro, donando a padre Bento e ai suoi ragazzi un ambiente (un ex ospedale) dove poter installare i macchinari e dove poter allestire una scuola, attraverso cui i ragazzi potevano imparare un mestiere. Presto alla gelateria, si affiancò una panetteria, poi un laboratorio di meccanica, di scultura e ancora una fabbrica di caffè. Dopo pochi anni i centri si moltiplicarono. Attualmente sono presenti nelle più grandi città di ben cinque stati del Brasile. Nell'estate del 1997 il mago Sales ha avuto occasione di visitare il centro di Humaità, culla del progetto umanitario di padre Bento. Anche lì, naturalmente ha aperto le sue valigie ed ha operato la sua magia confrontandola con quella spontanea dei ragazzi brasiliani, di quelli a cui piace la scuola, perché è una scuola diversa, cioè una scuola di vita. Allora ha capito che si può essere maghi, anche senza fare i trucchi di magia, senza usare la bacchetta magica… basta avere il coraggio di amare i ragazzi e di credere nella provvidenza. Un tempo nella piccola cittadina di Humaità c'erano centinaia di ragazzi di strada (meninos de rua).. ora sono scomparsi: magia di un padre salesiano e meraviglia… anche per un mago come mago Sales.

SOSTEGNI A DISTANZA
Anche l'istituto salesiano di Belem, nello stato del Parà, ha un "centro pro menor". Lo stesso verrà visitato dal mago Sales nell'anno 1997 e subito, dietro la richiesta dei missionari, soprattuto del salesiano Signor Antonio Stefani, la Fondazione ha deciso un aiuto attraverso l'opera dei sostegni a distanza a vantaggio dei ragazzi poveri che lo frequentano. Attualmente l'aiuto continua, anzi le richieste di assistenza aumentano ogni anno. La laboriosità del salesiano laico Sig. Stefani è nota a molti, soprattutto per i suoi scritti di ringraziamento verso tutti i benefattori

LETTERA DI ANTONIO STEFANI, MISSIONARIO SALESIANO LAICO IN BRASILE
Belém, 27 ottobre 2004.

Caro don Silvio, arrivando alla fine anno é bene fare un bilancio.
La nostra scuola ha fatto progressi e ha cercato di adeguarsi alle esigenze locali.
I mezzi di comunicazione sociale hanno documentato la grande richiesta da parte di giovani bisognosi che cercano un posto nella nostra scuola. Abbiamo avuto più di 1500 iscrizioni per 150 posti disponibili. Potremmo venire maggiormente incontro alle varie richieste se avessimo migliori condizioni economiche e se il governo ci aiutasse. La scuola si fa presente nella societá nei suoi vari settori, governamentale, impresariale, filantropico, ecc. partecipando a congressi e conferenze, fiere e seminari, consigli comunali e statali. Riceve continuamente la visita di personalitá politiche e imprenditoriali. Sovente intervengono televisioni, radio, giornali e riviste e divulgano il bene che facciamo attraverso la scuola. Tutto questo é frutto de un lavoro costante nella formazione dei nostri dipendenti che fanno della scuola la loro casa, e si sentono coinvolti per il buon andamento della scuola.
Quest'anno, attraverso vari progetti, abbiamo potuto ristrutturare due officine: meccanica e pittura carrozzeria. Adesso possiamo offrire ai nostri ragazzi e ragazze ambienti piú salubri, puliti e organizzati. Quello che era un semplice capannone é stato trasformato in un ambiente di lavoro moderno.
Grazie al progetto "Adozioni a distanza" del Mago Sales possiamo mantenere il programma PEAT "EDUCAZIONE ARTE E LAVORO": un programma che offre assistenza, attraverso attività socio-educative, a bambini e adolescenti, daí 10 ai 15 anni, che si trovano in situazioni di forte disagio sociale. Sono ragazzi/e provenienti di famiglie numerose, fortemente in crisi o sorrette unicamente dalle donne, per lo più senza un lavoro fisso o che lavorano, saltuariamente, nel mercato; risiedono in case di legno o di muratura senza porte o finestre, costruite su terreni malsani e senza servizi di scarico La maggior parte non possiede elettrodomestici.
Questo programma ha come responsabili un'assistente sociale formata, un'assistente sociale in formazione, 10 istruttori di artigianato e personale di cucina. Il contatto con le famiglie dei ragazzi/e é continuo e costante. Questo programma esercita una funzione fondamentale nel processo di trasformazione della vita dei singoli partecipanti perché serve a creare esperienza di cooperazione nel lavoro in equipe, a raggiungere autonomia nell'imparare e a diventare protagonisti nell'ambiente dove vivono.
L'offerta di 5.000 euro che ho avuto da un benefattore di mago Sales, é servita per iniziare un'attivitá redditizia che ci aiuterá a mantenere, in parte, i vari programmi. Dopo varie ricerche sul mercato locale abbiamo deciso di comperare una macchina per fare reti metalliche, una attivitá che mancava nella nostra cittá. Il commercio locale faceva venire le reti da São Paolo, a 3.500 Km. di distanza. Le prospettive sono buone poiché abbiamo giá ricevuto una richiesta di 5.000 metri. Ti manderó delle foto della macchina e le fatture della macchina e del materiale necessario.
I ragazzi della nostra scuola stanno facendo una grande ginkana che li coinvolge in attivitá extra scolastiche. É interessante vedere l'entusiasmo che la competizione suscita in mezzo a loro. Si sfidano nella raccolta di alimenti, nella pulizia della scuola; hanno fatto venire un autocarro per la raccolta del sangue; hanno invitato personalitá a visitare la scuola; hanno chiesto ad una azienda il trattore per livellare il campo da pallone e tante altre cose. La ginkana é cominciata il 16 agosto, festa di don Bosco e finirá domani com le gare di danza e rappresentazioni teatrali.

Rinnovo i miei ringraziamenti e ti faccio magici auguri. Ciao.
Antonio Stefani, sdb.

 

Adozione a distanza Uganda

MISSIONARIO: DON GIANNI UBOLDI (Padre salesiano)
Salesians Of Don Bosco
Bombo - Namaliga
P.O. Box 10117
Kampala - Uganda

NOTIZIE GENERALI SULL'UGANDA
Un tempo l'Uganda vantava un grande primato: era tra gli stati più ricchi dell'Africa. Era considerata la "Svizzera" del Continente nero. Recentemente (dal 1983, a seguito di una guerra e di una rivoluzione, il paese si è fortemente impoverito). I grandi commercianti indiani, perché scacciati, hanno lasciato il paese e questo è precipitato in una miseria estrema. Pur essendo proprietari di grandi centrali idroelettriche sul lago Vittoria e sul Nilo, ora sono debitori verso altri paesi per milioni di dollari. Ora la situazione politica è cambiata… non quella sociale. Per portare un aiuto alla popolazione giovanile, la più duramente colpita da questa situazione di povertà, a cominciare dal 1989, sono giunti i Salesiani di don Bosco. Attualmente hanno due opere: una a Bombo e l'altra (la più recente) a Kamuli. L'Associazione mago Sales ha adozioni in entrambe le case.

NOTIZIE DELL'OPERA SALESIANA
Bombo Namaliga in un certo senso fa parte della cintura sub-urbana della Capitale Kampala. Durante la guerra civile che ha portato il Presidente Museveni al comando della Nazione, Bombo - e l'intero distretto di Lowero di cui Bombo fa parte - venne distrutta quasi completamente dall'esercito di Idi Amin. Infatti i guerriglieri dell'esercito di liberazione si erano rifugiati in Lowero e da qui sferrarono l'ultimo attacco che fece capitolare Idi Amin, la Capitale e gli fece consegnare il governo del paese a Yoweri Museveni, che dal 1985 è al comando del Paese.
Da allora la ricostruzione del distretto e della città di Bombo è ricominciata molto lentamente: la strada principale venne ricostruita, tagliando però fuori la cittadina di Bombo, che ora si presenta abbandonata, segno di un passata ricchezza non più possibile. Bombo rimase famosa per decenni - prima della guerra - per una numerosa comunità di indiani goanesi stabilitisi in una specie di colonia per lo più dedicati alla sartoria.
Quanti da Kampala potevano permettersi un vestito di gala, facevano visita a Bombo per un perfetto vestito su misura. Di qui venne disegnato il vestito "tradizionale" che la donna ugandese ancora orgogliosamente veste durante le domeniche e le altre feste. La più grande caserma della Nazione trovò collocamento in Bombo, dove Idi Amin aveva stazionato un contingente di Sudanesi, mussulmani e fedeli al suo Governo.
I Sudanesi che vennero con le loro famiglie sono ancora qui, ma non più parte dell'esercito, abbandonati come veterani di guerra e nemici della nuova Nazione.
Le caserme non portano sviluppo alla zona: le provvigioni vengono direttamente da Kampala.
I militari hanno portato immoralità, insicurezza e accresciuto il livello dell'infezione di AIDS. (Lo scorso 4 marzo 2000, una ragazza di 16 anni venne uccisa a colpi di pistola da un militare perché oppostasi alle richieste sessuali dell'aggressore. Era una ragazza della nostra scuola superiore!).
Gli abitanti della cittadina di Bombo sono 55.000 - se si esclude il contingente militare di altri 6.000 -,vivono di agricoltura per il loro fabbisogno giornaliero. La dieta è molto semplice e monotona: il cibo preferito sono le banane bollite e ridotte a poltiglia, servite con una salsa di arachidi.
Piccoli negozi popolano la strada e il tradizionale mercato: tutti vendono gli stessi effetti, strettamente correlati con il fabbisogno quotidiano (carne, pesce, vestiti e scarpe).
Qualcuno svolge qualche attività commerciale: preparazione di mattoni (cotti al sole per i più poveri, cotti alla fornace per chi se lo può permettere), cave di pietre da costruzione, falegnami, qualche negozio di materiali da costruzione e gli immancabili bar, punto di riferimento dei militari e dei consumatori di birra, dagli occhi sempre lucidi e dalle pupille dilatate.
I cattolici, nati dalla comunità degli indiani goanesi, già avevano costruito una cappella, che si era poi manifestata incapace ad ospitare la crescente comunità cattolica.
I padri Bianchi costruirono quindi una chiesa più spaziosa e una piccola residenza dove il Padre poteva rimanere per qualche giorno e incontrare i fedeli per le solite necessità e pratiche d'ufficio.
Durante la guerra (1972-1985) i padri abbandonarono la missione.
Gli indiani goanesi dovettero abbandonare il Paese su ordine di Idi Amin che li accusò di spogliare l'economia ugandese privando i nativi delle loro risorse. Chiesa e canonica vennero quindi abbandonate per più di un decennio. I Salesiani giunsero a Bombo nel 1988 invitati dal Cardinale di Kampala. Erano cinque padri polacchi, giovani e di grandi desideri missionari. In poco tempo ricostruirono la casa canonica e rifecero il tetto, ormai pericolante, della chiesa. L'edificio della chiesa venne dedicato a Maria, Regina dei Martiri dell'Uganda.

Dopo dieci anni i pionieri hanno lasciato Namaliga (uno morì d'arresto cardiaco lo scorso Agosto 1999, a soli 44 anni), tutti destinati ad altri avamposti missionari, lasciando dietro di sé:
1. Una parrocchia con 12 stazioni. Ciascuna stazione con una cappella -usata come asilo per i più piccoli durante la settimana - e una scuola elementare per i ragazzi e ragazze della zona.
2. Un centro professionale per 150 giovani (ragazzi e ragazze) che imparano un mestiere. Di questi metà sono residenti nella scuola stessa. Sono tutti ragazzi e ragazze poveri che non hanno avuto mezzi per continuare la loro educazione nella scuola superiore. Molti di loro sono orfani, in custodia presso parenti e zii (pratica diffusa e accettata tra i Baganda, il gruppo etnico più numeroso nella zona). Il centro e' aperto a tutti.
3. Una scuola superiore per 350 ragazzi e ragazzi. Di questi la metà sono della zona, l'altra metà sono interni provenienti da ogni parte del Paese. La scuola superiore dura quattro anni. Ci danno una mano nella scuola tre suore indiane della congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, una congregazione nata in Francia. L'ammissione è aperta a tutti e una partecipazione finanziaria è richiesta dalle famiglie che pagano una minima retta.
4. Una organizzazione polisportiva per ragazzi e ragazze della zona che partecipano ad allenamenti e tornei zonali con discreti risultati. Lo scopo è chiaramente di tipo associativo e sportivo: aperta a tutti senza discriminazione di nessun genere. Il classico oratorio salesiano.
5. Una clinica con servizi sanitari di vario genere: da programmi di immunizzazione a corsi di medicina preventiva nei vari villaggi. Da piccoli interventi chirurgici a sala parto e degenza per qualche giorno; da laboratorio di analisi a dispensario di medicine. Anche qui le Suore sono di grande aiuto. I malati di AIDS trovano qui un laboratorio analisi, una consulenza medica e un sostegno psicologico e una assistenza a casa nella fase terminale della malattia.

Tutte queste attività sono rivolte ai poveri. I costi contenuti per offrire questa possibilità a chi non ne avrebbe altrimenti.

LETTERA DI DON GIANNI UBOLDI, MISSIONARIO SALESIANO IN UGANDA
Bombo: 01 novembre 2004

Oggi alla fine della Messa raccolgo i cestini delle offerte. In uno ci sono delle cipolle e un bel grosso cavolo. In un altro un mazzo di insalata. In un altro ancora delle uova. Nell'ultimo, frutto della raccolta di soldi durante la Messa, c'erano delle monete, due caramelle e un biglietto. "Caro
don Gianni. Grazie per quello che fai per me. Quest'anno io faccio l'esame dell'ottava (terza media). Ce la metterò tutta per far felice te e il mio sponsor. Tua Agnes".
Questi piccoli segni di riconoscenza mi incoraggiano a continuare a stare qui, anche quando si fa difficile.
Quest'anno anch'io sono stato promosso… ma non a scuola, che l'ho finita da un bel po'. Sono stato promosso parroco della nostra Parrocchia. Sono contento di questo mio nuovo lavoro. Spero di divertirmi e di non annoiare gli altri.
Una delle mie responsabilità è quella di seguire I bambini e ragazzi poveri, sponsorizzati da tanti amici dall'Italia e dalla Polonia. Infatti sono circa 500 (456 per essere esatti): 326 che studiano nella elementare e il resto nelle scuole superiori o professionali. Non è così facile come può sembrare: qui le distanze sono grandi, le scuole sono anche in posti incredibili. Ieri dopo un grande acquazzone non sono riuscito a tornare a casa. La macchina si è bloccata su un fosso. e non c'era il segnale del cellulare per chiamare gli altri ad aiutarmi. Sono stato lì per due ore finché un gruppo di tre ragazzotti mi hanno dato una mano e un piede a spingere la jeep.
Grazie a tutti voi che mi aiutate a sostenere questi bambini e ragazzi/e.
Lo scorso anno con gli amici di Mago Sales siamo riuscito a completare una scuola elementare per i ragazzi e le ragazze di Buvuma. Ora la scuola funziona bene: ci sono più di trecento
bambini, otto insegnanti, una cuoca per il pranzo, un guardiano con arco e frecce per tener lontano ladri e scimmie. Quando vado a trovare i bambini, mi corrono in contro con un bel sorriso sulla faccia che mi fa dimenticare tutti I miei problemi. Ma si la vita è bella. Me lo insegnano I bambini. Quest'anno si e' scavato un pozzo ( vi abbiamo trovato acqua buona e tanta) e una serie di latrine per I bambini. Ora sto cercando di registrare la scuola con il ministero della Pubblica istruzione per
avere le paghe degli insegnanti.
Grazie a chi ci ha aiutato a costruire questa bella scuola, dedicata a San Domenic Savio.
Quest'anno invece ho completato l'ostello per le ragazze della nostra scuola superiore e la professionale. Verrà inaugurato alla fine di novembre 2004 per 150 ragazze povere che non possono frequentare la scuola da lontano. Potranno così studiare meglio, con la luce elettrica e divertirsi con le loro amiche.
Anche questo e' stato possibile con l'aiuto di amici del Mago Sales.
Ora ci sono altri sogni che poco alla volta si potranno realizzare: una scuoletta di quattro classi a Buyego, un asilo a Namaliga, due cappelle a Nyimbwa e Kibibi, gli strumenti nuovi per la banda, le uniformi per il coro dei bambini/e..tanti bambini e bambine da aiutare perché possano studiare e imparare un mestiere.

Buon Natale e un grosso abbraccio a tutti.
Don Gianni

Benvenuto

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Carissimo/a

Chi ti accoglie è il mago Sales e con lui i suoi collaboratori e tutti i bambini del mondo che vorrai aiutare, anche solo regalando un sorriso.
Non importa chi tu sia: uomo, donna, nonno/a, bambino, credente, indifferente, artista, impiegato, imprenditore, sposato, separato, divorziato, extracomunitario, ecc.
L’importante che tu abbia amore e rispetto per la vita, soprattutto dei più piccoli e più indifesi di questa terra di tutti.
“Che il Signore ti benedica e la gioia dei bimbi ti accompagni”

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