Uganda
SITUAZIONE
Un tempo l'Uganda vantava un grande primato: era tra gli stati più ricchi dell'Africa. Era considerata la "Svizzera" del Continente nero. Recentemente (dal 1983, a seguito di una guerra e di una rivoluzione, il paese si è fortemente impoverito). I grandi commercianti indiani, perché scacciati, hanno lasciato il paese e questo è precipitato in una miseria estrema. Pur essendo proprietari di grandi centrali idroelettriche sul lago Vittoria e sul Nilo, ora sono debitori verso altri paesi per milioni di dollari. Ora la situazione politica è cambiata… non quella sociale. Per portare un aiuto alla popolazione giovanile, la più duramente colpita da questa situazione di povertà, a cominciare dal 1989, sono giunti i Salesiani di don Bosco. Attualmente hanno due opere: una a Bombo e l'altra (la più recente) a Kamuli. L'Associazione mago Sales ha adozioni in entrambe le case.
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INDIRIZZI MISSIONARI - Missione: Salesian of Don Bosco - don Gianni Uboldi |
NOTIZIE DELL'OPERA SALESIANA
Bombo Namaliga in un certo senso fa parte della cintura sub-urbana della Capitale Kampala. Durante la guerra civile che ha portato il Presidente Museveni al comando della Nazione, Bombo - e l'intero distretto di Lowero di cui Bombo fa parte - venne distrutta quasi completamente dall'esercito di Idi Amin. Infatti i guerriglieri dell'esercito di liberazione si erano rifugiati in Lowero e da qui sferrarono l'ultimo attacco che fece capitolare Idi Amin, la Capitale e gli fece consegnare il governo del paese a Yoweri Museveni, che dal 1985 è al comando del Paese.
Da allora la ricostruzione del distretto e della città di Bombo è ricominciata molto lentamente: la strada principale venne ricostruita, tagliando però fuori la cittadina di Bombo, che ora si presenta abbandonata, segno di un passata ricchezza non più possibile. Bombo rimase famosa per decenni - prima della guerra - per una numerosa comunità di indiani goanesi stabilitisi in una specie di colonia per lo più dedicati alla sartoria.
Quanti da Kampala potevano permettersi un vestito di gala, facevano visita a Bombo per un perfetto vestito su misura. Di qui venne disegnato il vestito "tradizionale" che la donna ugandese ancora orgogliosamente veste durante le domeniche e le altre feste. La più grande caserma della Nazione trovò collocamento in Bombo, dove Idi Amin aveva stazionato un contingente di Sudanesi, mussulmani e fedeli al suo Governo.
I Sudanesi che vennero con le loro famiglie sono ancora qui, ma non più parte dell'esercito, abbandonati come veterani di guerra e nemici della nuova Nazione.
Le caserme non portano sviluppo alla zona: le provvigioni vengono direttamente da Kampala.
I militari hanno portato immoralità, insicurezza e accresciuto il livello dell'infezione di AIDS. (Lo scorso 4 marzo 2000, una ragazza di 16 anni venne uccisa a colpi di pistola da un militare perché oppostasi alle richieste sessuali dell'aggressore. Era una ragazza della nostra scuola superiore!).
Gli abitanti della cittadina di Bombo sono 55.000 - se si esclude il contingente militare di altri 6.000 -,vivono di agricoltura per il loro fabbisogno giornaliero. La dieta è molto semplice e monotona: il cibo preferito sono le banane bollite e ridotte a poltiglia, servite con una salsa di arachidi.
Piccoli negozi popolano la strada e il tradizionale mercato: tutti vendono gli stessi effetti, strettamente correlati con il fabbisogno quotidiano (carne, pesce, vestiti e scarpe).
Qualcuno svolge qualche attività commerciale: preparazione di mattoni (cotti al sole per i più poveri, cotti alla fornace per chi se lo può permettere), cave di pietre da costruzione, falegnami, qualche negozio di materiali da costruzione e gli immancabili bar, punto di riferimento dei militari e dei consumatori di birra, dagli occhi sempre lucidi e dalle pupille dilatate.
I cattolici, nati dalla comunità degli indiani goanesi, già avevano costruito una cappella, che si era poi manifestata incapace ad ospitare la crescente comunità cattolica.
I padri Bianchi costruirono quindi una chiesa più spaziosa e una piccola residenza dove il Padre poteva rimanere per qualche giorno e incontrare i fedeli per le solite necessità e pratiche d'ufficio.
Durante la guerra (1972-1985) i padri abbandonarono la missione.
Gli indiani goanesi dovettero abbandonare il Paese su ordine di Idi Amin che li accusò di spogliare l'economia ugandese privando i nativi delle loro risorse. Chiesa e canonica vennero quindi abbandonate per più di un decennio. I Salesiani giunsero a Bombo nel 1988 invitati dal Cardinale di Kampala. Erano cinque padri polacchi, giovani e di grandi desideri missionari. In poco tempo ricostruirono la casa canonica e rifecero il tetto, ormai pericolante, della chiesa. L'edificio della chiesa venne dedicato a Maria, Regina dei Martiri dell'Uganda.
Dopo dieci anni i pionieri hanno lasciato Namaliga (uno morì d'arresto cardiaco lo scorso Agosto 1999, a soli 44 anni), tutti destinati ad altri avamposti missionari, lasciando dietro di sé:
1. Una parrocchia con 12 stazioni. Ciascuna stazione con una cappella -usata come asilo per i più piccoli durante la settimana - e una scuola elementare per i ragazzi e ragazze della zona.
2. Un centro professionale per 150 giovani (ragazzi e ragazze) che imparano un mestiere. Di questi metà sono residenti nella scuola stessa. Sono tutti ragazzi e ragazze poveri che non hanno avuto mezzi per continuare la loro educazione nella scuola superiore. Molti di loro sono orfani, in custodia presso parenti e zii (pratica diffusa e accettata tra i Baganda, il gruppo etnico più numeroso nella zona). Il centro e' aperto a tutti.
3. Una scuola superiore per 350 ragazzi e ragazzi. Di questi la metà sono della zona, l'altra metà sono interni provenienti da ogni parte del Paese. La scuola superiore dura quattro anni. Ci danno una mano nella scuola tre suore indiane della congregazione delle Suore del Cuore Immacolato di Maria, una congregazione nata in Francia. L'ammissione è aperta a tutti e una partecipazione finanziaria è richiesta dalle famiglie che pagano una minima retta.
4. Una organizzazione polisportiva per ragazzi e ragazze della zona che partecipano ad allenamenti e tornei zonali con discreti risultati. Lo scopo è chiaramente di tipo associativo e sportivo: aperta a tutti senza discriminazione di nessun genere. Il classico oratorio salesiano.
5. Una clinica con servizi sanitari di vario genere: da programmi di immunizzazione a corsi di medicina preventiva nei vari villaggi. Da piccoli interventi chirurgici a sala parto e degenza per qualche giorno; da laboratorio di analisi a dispensario di medicine. Anche qui le Suore sono di grande aiuto. I malati di AIDS trovano qui un laboratorio analisi, una consulenza medica e un sostegno psicologico e una assistenza a casa nella fase terminale della malattia.
Tutte queste attività sono rivolte ai poveri. I costi contenuti per offrire questa possibilità a chi non ne avrebbe altrimenti.
PROGETTI
- Dall' inizio anno 2000
ADOZIONI A DISTANZA
La Fondazione aiuta le missioni salesiane di Bombo e di Famuli, mediante l’opera delle adozioni a distanza.
- Gennaio 2001
MULINO E CUCINE PER BOMBO NAMALIGA-UGANDA
Costo equivalente a 4.906, 34 Euro
Informazioni sul giornalino:
- Aprile 2003
UNA SCUOLA ELEMANTARE PER BOSSA E I SUOI AMICI
Costo 10.422,73 Euro
Leggi giornalino n. 26, pagina 3:
- Gennaio 2004
OSTELLO PER RAGAZZE
Il progetto intende promuovere 150 ragazze – orfane e provenienti da famiglie danneggiate dall’AIDS, rifugiate dal Sudan o dalla guerra in Nord Uganda – nella loro preparazione scolastica e di preparazione al lavoro. Offrendo loro possibilità di soggiorno nell’ostello.
Costo in Euro: 15.016,53.
Somalia
![]() Somalia - Mogadiscio Mago Sales con i bimbi del SOS |
![]() Somalia Aula scolastica in ex ospedale italiano a Mogadiscio |
Parlare della Somalia equivale a compilare un bollettino di guerra. Da dieci anni infatti la Somalia è in guerra con se stessa, dominata da pochi gruppi rivali, che curano unicamente i propri interessi. Tutti i missionari se ne sono andati, lasciando il paese nella più completa disperazione. Molti preti , suore e cattolici sono stati uccisi. Non esiste governo e quindi mancano tutti i servizi indispensabili al vivere civile: ospedali, scuole, nonché banche e odine pubblico. Attualmente, unico focolare di serenità e di carità evangelica, resta un orfanotrofio a Mogadiscio, tenuto da un'organizzazione austriaca: Sos. In quest'oasi, dopo un viaggio avventuroso e scortato da una vera milizia armata, a giugno del 2000 vi è giunto il mago Sales con un suo amico fotografo. Ad accoglierlo, come sempre, molta folla, soprattutto bambini. Sui loro volti la magia della meraviglia e dell'attesa.
MOGADISCIO (Villaggio SOS)
INDIRIZZO DEL CENTRO SOS IN MOGADISCIO:
RESPONSABILE CROCE CLAUDIO
OPERA SOS
P.O. BOX 76192
NAIROBI - KENYA
NOTIZIE SULL'OPERA
(da una lettera di Claudio Croce, direttore del centro SOS in Mogadiscio) Il SOS Children's village Somalia è stato fondato nel 1985 nella periferia nord di Mogadiscio. Originariamente consisteva in un villaggio per bambini orfani, una scuola primaria ed una clinica ginecologica. Quando scoppiò la guerra civile nel 1990, fomentata dalla rivolta della popolazione contro il regime dittatoriale e nepotistico del vecchio presidente Siad Barre, la città di Mogadiscio fu il centro urbano che ne risentì maggiormente. Nell'arco di breve tempo gran parte del patrimonio civile della città venne distrutto. Dopo dieci anni di guerra, tutt'ora non esiste un governo, non ci sono leggi in vigore, non esiste un corpo statale che garantisca per la sicurezza della popolazione, per la loro educazione ed assistenza medica. La città di Mogadiscio è in mano a poche tribù somale che cercano di accaparrarsi il pezzo più grosso della torta (business, importazioni/esportazioni, potere politico) Il progetto del SOS ebbe la prontezza di intervenire in aiuto della popolazione tramutando la vecchia scuola primaria in un ospedale d'emergenza. Vennero impiegati medici, infermieri; vennero allestite sale operatorie e reparti per i feriti. Il tutto venne molto apprezzato dalla gente di Mogadiscio e grazie a ciò il progetto del SOS venne sempre protetto da eventuali assalti e saccheggi. Tutt'ora è l'unico progetto permanente funzionante in Mogadiscio. La presenza delle ambasciate, le agenzie ONU e le ONG vennero meno già molto tempo fa. Il progetto offre lavoro a 260 dipendenti somali che a loro volta contribuiscono al sostentamento di migliaia di persone che da loro dipendono. Ancora oggi l'ospedale d'emergenza funziona anche se non solo più per feriti di guerra ma principalmente per bambini denutriti. Si curano circa 300 bambini al giorno. Supplementare alle cure mediche si è lanciata l'iniziativa di un "feeding program" per i bambini denutriti. La denutrizione in Somalia è cronica e tutti gli anni migliaia di persone muoiono di fame. Quest'anno e' stato particolarmente tremendo. La notizia è arrivata anche in Italia che 16 milioni di persone sono al limite della sopravvivenza per denutrizione solo nella zona a cavallo fra il confine Somalo ed Etiopico. Oltre all'ospedale il progetto SOS comprende un villaggio per orfani (120), un asilo con 120 bambini, una scuola primaria con 420 studenti ed una clinica ginecologica con 120 pazienti al giorno ed una media di due operazioni al giorno e 20 parti al giorno. Oltre al personale somalo ci sono tre suore della consolata che lavorano nell'ospedale pediatrico. L'aiuto che si da tramite il progetto alla popolazione somala è tanto ma sempre una goccia nell'oceano paragonato all'estremo bisogno che c'è nel paese.
PROGETTO
In seguito al suo viaggio in Somalia, il mago Sales, ha preso la decisione di aiutare anche i bambini di questa martoriata nazione, attraverso il progetto. di un sovvenzionamento di una scuola primaria. Si sa che in questa nazione, da più di dieci anni, non essendoci più governo, non viene impartita l'educazione scolastica. I bimbi non vanno a scuola. Da quest'anno Claudio Croce, un italiano responsabile del centro SOS a Mogadiscio, ha iniziato a sovvenzionare con i propri risparmi alcuni educatori per l'insegnamento scolastico ai rifugiati in un ex ospedale in Mogadiscio. I ragazzi non sono molti. Probabilmente un sessantina. Una goccia nell'oceano della miseria e della povertà… ma sempre una goccia… Soprattutto un inizio. Stiamo aspettando da Claudio un resoconto più dettagliato sul progetto e un preventivo di spesa. Quando lo sapremo vi aggiorneremo maggiormente sull'opera. Intanto, sia attraverso la trasmissione al Maurizio Costanzo Show, sia attraverso gli spettacoli del mago Sales, sono stati raccolti già più di 20.000.000 di lire.
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Somalia Mago Sales al suo arrivo nel villaggi |
Sierra Leone
SCELTA E PARTICOLARITA’ DEL PROGETTO
Il progetto è stato proposto dalla nostra Fondazione in occasione della domenica 28 settembre 2003 quando si è celebrata la seconda edizione di “Una magia per la vita nelle piazze d’Italia”.
Data la drammaticità di una tale piaga sociale che attanaglia i bambini poveri di alcune zone della terra e la triste attualità della guerra, la nostra Fondazione propone di continuare la raccolta fondi a vantaggio della liberazione dei bambini soldato della Sierra Leone dell’Uganda per il nuovo anno 2004.
Tra le tante occasioni che si presenteranno, la proposta viene legata, in modo particolare, al progetto del “DISARMO DEI BIMBI”.
Il cammino della pace incomincia dall’educazione che diamo ai nostri bambini e da scelte di solidarietà a vantaggio dei ragazzi che soffrono la tremenda piaga della guerra.
REALIZZAZIONE DEL PROGETTO
In linea di massima la raccolta fondi non è legata ad una quota particolare. Tutto quello che verrà offerto sarà inviato a sostenere l’opera di alcuni missionari salesiani in Sierra Leone e in Uganda. Anche poco può servire, con diceva Madre Teresa, per togliere una goccia d’acqua dal grande oceano della malvagità che attanaglia il mondo dei bambini e quindi turba la sensibilità di ognuno di noi.
Se però si volesse quantificare la raccolta, vi ricordiamo che con 200 Euro si può avviare allo studio un ragazzo africano per un anno intero. E’ la cifra che chiediamo per un’adozione a distanza.
Naturalmente, per questioni di rispetto sui minori, non riceverete la foto del bambino aiutato, o meglio liberato. Riceverete però notizie dal missionario sull’opera di recupero e prevenzione dei bambini soldato.
INDIRIZZO MISSIONARI (2003) -Padre Mengon Albert |
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PROGETTO
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Dicembre 2003
ADOZIONE A DISTANZA PER LA LIBERAZIONE DI BAMBINI SOLDATO
In seguito alle offerte raccolte in occasione della manifestazione annuale “Magia nelle piazze d’Italia” sono stati inviati alla missione salesiana 10.033,31 Euro.
Per maggiori chiarimenti,leggere sul sito:
Progetto Palestina
Borse di studio per giovani palestinesi universitari a Gerusalemme
Da due anni la nostra Fondazione sostiene agli studi 10 giovani palestinesi presso l’università di Gerusalemme. Il costo per ogni sostegno a distanza è di € 1.500 all’anno. Referente del progetto padre Jaque Amatteis, salesiano e segretario del Nunzio apostolico a Gerusalemme.
Per questo progetto non abbiamo sponsor diretti, per cui la Fondazione attinge il contributo dai fondi generici di solidarietà. Auspichiamo di trovare presto benefattori che si prendono cura di questo progetto, che riteniamo sia fonte di grande gratificazione umanane spirituale. Ogni sponsor riceverà informazioni dei giovani con schede, curriculum e “pagelle scolastiche”.
Ognuno, poi può continuare a contribuire, secondo la proprie necessità, perché questo progetto possa essere continuato. Anche una piccola cifra, unita a quelle di tanti, può aiutarci a realizzare la promessa fatta ai giovani di quella terra che stà nel cuore di tanti di noi. Vi ricordiamo di scrivere sul bollettino postale o nel foglio del bonifico per la banca la seguente motivazione della vostra offerta: PROGETTO PALESTINA
Madagascar
SITUAZIONE
Un tempo era chiamata l'isola verde. Ora, dopo uno sfruttamento indiscriminato, restano poche foreste, fortunatamente trasformate in riserve. Per questo e per moltissimi altri aspetti naturali l'isola conserva un suo fascino particolare. La popolazione, dedita maggiormente all'agricoltura è però molto povera, e, dalla povertà nascono i grandi problemi di esistenza (fame, malattie, mortalità infantile, analfabetismo) e di rapporto sociale (delinquenza, piccoli furti). Recentemente la popolazione è passata attraverso una rivoluzione sociale massacrante, che ha creato notevoli problemi di stabilità, incrementando la povertà e la delinquenza. A buttare paglia sul fuoco, ci sono poi i continui tifoni che periodicamente infestano l’isola. L’ultimo è del marzo scorso ed ha mietuto centinaia di vittime. Tantissime le famiglie senza tetto.
I salesiani di Don Bosco operano nell'isola da quasi 25 anni. La loro presenza missionaria, al servizio della Chiesa e del Paese, è rivolta ad opere di evangelizzazione e di promozione, attraverso l'educazione e la formazione delle popolazioni e soprattutto dei giovani e dei ragazzi più poveri e bisognosi. Il mago Sales si recò nell'isola per la prima volta nel 1994. E' ritornato nel 1999 e, recentemente nel 2004. A questa ultima missione hanno partecipato altri tre suoi colleghi maghi e giocolieri ed è stato realizzato il primo film sul tema dei diritti dei bambini… soprattutto di quello del gioco, del sorriso e dell’istruzione.
NOTIZIE SULL'OPERA
La Maison Don Bosco è una delle dieci Opere Salesiane presenti in Madagascar. I Salesiani di Don Bosco operano in Madagascar da quasi 20 anni. La Loro presenza missionaria, al servizio della Chiesa e del Paese, è rivolta ad opere di evangelizzazione e di promozione, attraverso l'educazione e la formazione delle popolazioni e soprattutto dei giovani e dei ragazzi più poveri e più bisognosi. La Maison Don Bosco di Ivato-Aéroport è una di queste presenze. Essa ospita la sede della Visitatoria (Servizi centrali e nazionali), il Noviziato per i giovani malgasci che si preparano ad entrare nella Congregazione di Don Bosco, e un Centro Socio-Culturale (Oratorio) a servizio dei ragazzi e dei giovani del quartiere. Il suo responsabile legale è Padre ZINGALE Antonino, Direttore dell'Opera. Il Centro Sociale (Oratorio-Centro Giovanile) della Maison Don Bosco di Ivato-Aéeroport svolge la sua attività fin dalla fondazione dell'Opera, e cioè fin dal 1987.
SITUAZIONE SOCIO ECONOMICA DEL LUOGO
La zona circostante l'Aeroporto internazionale di Ivato, lo scalo della capitale del Madagascar, Antananarivo, è situata a circa 17 Km dalla città. La sua popolazione può essere stimata attorno ai 30.000 abitanti, di cui circa il 67% è compresa nella fascia di età fra i 10 e i 25 anni. La configurazione socio-culturale appare complessa e contraddittoria. Accanto agli insediamenti di ville e di private abitazioni che sfruttano le bellezze del territorio e la tranquillità degli spazi immersi nel verde, (una delle zone residenziali più ricercate attorno alla capitale), sorgono vasti edifici e caserme destinati soprattutto alle famiglie dei militari che sono in servizio all'Aeroporto civile e militare.
L'antico villaggio di Ivato si è sempre più ingrandito per accogliere, oltre agli abitanti che si dedicavano alla coltivazione delle attigue risaie, un numero sempre più crescente di immigrati dalle vicine campagne. Parecchie famiglie hanno abbandonato i loro insediamenti rurali per raccogliersi attorno al villaggio in cui sperano di trovare più sicurezza, più comodità di vita e più possibilità di lavoro, data la vicinanza dell'Aeroporto. Tale immigrazione interna, purtroppo, ha generato invece non pochi problemi sociali: sfaldamento del nucleo familiare, ristrettezze e povertà, mancanza di abitazione decente, malattie, e non ultima la delinquenza, la prostituzione e il crescere del degrado umano e sociale.
Chi ha maggiormente sofferto e soffre ancora di tale situazione sono naturalmente i bambini, i ragazzi e i giovani. L'analfabetismo diffuso e l'evasione dell'obbligo scolastico sono fra le conseguenze più vistose di tale degrado. Molti bambini, fra i più poveri e i più abbandonati, non vanno a scuola. Essi vivono situazioni tali che la scuola diventa per loro un qualcosa di superfluo, quasi un lusso che non possono permettersi.
Per venire incontro a tale emergenza sociale ed economica i Missionari Salesiani hanno avviato l'opera di scolarizzazione come segno e volontà concreta di servizio e di contributo all'assistenza e alla promozione di quanti possono essere avvicinati attraverso le attività dell'Oratorio. Del suddetto 67% della popolazione in età giovanile (circa 18.000), il 25% (circa 5.000) sono in età scolare, cioè in età di frequenza della scuola primaria. Esistono ad Ivato le scuole statali dell'obbligo ed altre scuole private. Ma esse sono nettamente insufficienti ad accogliere la potenziale popolazione scolastica. Inoltre proprio i più poveri e i più bisognosi trovano facilmente l'alibi dell'evasione.
Pertanto l'analfabetismo è molto diffuso.
Indirizzo Missionario (2006) LUCA TREGLIO (missionario laico salesiano) |
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PROGETTI
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inizio anno1999 – termine anno 2003
ADOZIONI A DISTANZA
Ora la Fondazione porta aiuto alla missione mediante la realizzazione di determinati progetti.
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Dicembre1999
OPERAZIONE ZAINETTI (terminato in gennaio 2000) In seguito ad un viaggio del mago Sales in novembre del 1999. Dopo aver visitato l'opera di Ivato e aver fatto uno spettacolo ai ragazzi presenti nel centro, è stata presa la decisione di aiutare i giovani allievi attraverso il progetto degli zainetti, quantificato nel valore di 50.000 lire ognuno (per i 250 ragazzi del centro) da inviare per l'acquisto di quaderni, libri, e materiale scolastico. La somma equivalente in Euro a 5887,60 è stata raggiunta attraverso le offerte dei vari benefattori in occasione del Natale 1999. Tale somma è stata data al missionario salesiano Elio Abbio al ritorno dal suo viaggio nel mese di gennaio del 2000.
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Dicembre 2000
COSTRUZIONE DI UNA SALA CON CUCINA.
Nell'insieme del progetto globale di costruzione di impianti scolastici, è compresa anche la realizzazione di una sala cucina, perché i bambini possano consumare in tranquillità e dignità il loro piccolo pasto quotidiano. La mensa, ci scrive Elio, missionario salesiano, per ora è il cortile dell'oratorio, quando c'è il sole e il porticato delle aule, quando piove. E' stato calcolato il costo totale di tale opera intorno ai 15 milioni di lire, senza suppellettili con l'aiuto della provvidenza e della generosità di molti cuori generosi, speriamo di offrire, con il nuovo anno 2001 una sala decente per i pasti dei ragazzi del centro giovanile Maison Don Bosco a Ivato, nel Madagascar. Inviati 7746,85 Euro.
Progetto scuola Madagascar
PROGETTO 2005:COSTRUZIONE DI SCUOLE IN MADAGASCAR
In un viaggio fantastico da sud a nord in quella che è definita la grande isola, il mago Sales ha incontrato una realtà povera, ma ricca di speranze, dove i veri protagonisti sono i bambini e la loro voglia di stare al mondo e di credere in un futuro migliore, nonostante le poche possibilità che offrono loro le strutture sociali.
Dalla parte di questi bambini ci sono però missionari, giovani volontari di organizzazioni non governative, funzionari e maestri che sono interessati solo al loro bene. Saranno essi stessi a parlare dei reali problemi dell’isola: droga, lavoro minorile, elevata mortalità infantile, analfabetismo e carenza di strutture sociali.
Consci che l’istruzione è un diritto è non un dovere, la Fondazione Mago Sales, attraverso la visione di questo film propone una profonda riflessione sui diritti dei bambini al sorriso, al gioco e all’istruzione e vuole confrontare tale diritto con quello più sicuro dei bambini delle nostre scuole, in Italia come in Europa, dove non ci sono più battaglie da combattere, ma a volte la scuola è vista più come un noioso dovere che come un sacrosanto dritto".
PROGETTO: COSTRUZIONE DI SCUOLE
Tra uno spettacolo e l’altro, nei posti più dimenticati della terra, il Mago Sales, con alcuni suoi collaboratori “Magicièns sans frontieres”, ha fatto scaturire sorrisi e spontaneità.
Ma la magia più grande è stata la proposta della costruzione di una o più scuole, presso una missione salesiana a Toliara e dare un contenuto alla speranza dei bambini malgasci, che hanno gli stessi dritti dei nostri bambini
In questa missione, a sud del paese, vivono più di 2.000 giovani e devono percorrere anche 10 chilometri per frequentare la più vicina scuola della città, che naturalmente è superaffollata: circa 60 allievi per classe. Così proprio i più poveri e i più bisognosi ne sono esclusi.
- PRATICAMENTE
Ognuno, singolarmente o in gruppo, può contribuire a questo progetto umanitario.
Il Mago Sales ha fatto un grande spettacolo sul luogo dove sta per sorgere la scuola e ha promesso di ritornarci presto per portare il contributo di tanti di
Con gli aiuti raccolti, verrà anche inviata una pergamena con i nomi dei benefattori. Tale pergamena sarà inserita nelle fondamenta della scuola. Ognuno di voi saprà così di essere stato utile dando importanza al piccolo sogno di un bambino del Madagascar.
“Kitantara”, che significa appunto piccola fiaba, diventi un augurio anche per voi e per i vostri bambini.
Un giorno, un mese, un anno… una vita non è passata invano se si è realizzato il sogno fiabesco, anche solo, di un bambino del mondo.
Il progetto costerà 45.000 Euro e prevede la costruzione di un complesso di tre edifici scolastici più una grande sala polivalente (refettorio, sala incontri…)
Quantificare le offerte:
1 Euro: 2 mattoni
5 Euro: 10 mattoni
15 Euro: 1 sacco di cemento
35 Euro: 1 mese di salario di un manovale
50 Euro: 1 mese di salario di un operaio specializzato
200 Euro: Adozione a distanza o borsa di studio per un bambino per un anno.
Per l'animazione e la presentazione potete richiedere il materiale (film, schede di lavoro, manifesti) presso la nostra Fondazione.
Per donazioni:
POSTA
C/c 42520288
FONDAZIONE MAGO SALES ONLUS
Via Bioletto, 20 - 10098 Rivoli (TO)
BANCA
IBAN IT 73 X 03069 30530 100000061253
BIC BCITITMM
FONDAZIONE MAGO SALES ONLUS
Indicando esattametne i vostri dati
La magia ora è anche vostra.
Misaotra Betsaka cioè Grazie Tante
Mago Sales
Kenya
SITUAZIONE
Un tempo il Kenya era il paese dei grandi safari, delle spiagge incontaminate. Era la meta di moltissimi turisti da tutto il mondo. Attualmente non è più così. I turisti restano ancora, ma sono calati enormemente di numero. Il pericolo della malaria, dell'AIDS, unito alla proposta di altri luoghi più sicuri e economici, ha fatto in modo di rendere questo paese quasi alla pari di tante altre nazioni povere africane.
Così oggi il Kenya deve risolvere non pochi problemi, tra i quali la fame e le malattie e si sta impoverendo sempre di più.
Nel 1980 sono arrivati i primi salesiani. Oggi hanno case e svolgono la loro attività nell'aiuto ai ragazzi, soprattutto quelli più poveri e abbandonati. Vi sono presenti molti missionari italiani.
La nostra Fondazione ha iniziato a collaborare nel 1998 con le suore di Maria Ausiliatrice e con i missionari salesiani attraverso l'opera delle adozioni a distanza con le case di: SIAKAGO. MAKUYU e BOSCO BOYS e DAGORETTI a Nairobi.
INDIRIZZO MISSIONE
- Salesian Sisters
Of St. John Bosco
P.O. Box 50
00502 Karen – Kenya
PROGETTI
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Inizio anno 1999
ADOZIONI A DISTANZA
La Fondazione segue alcune adozioni a distanza mediante le case salesiane di Makuyu e di Nairobi (Bosco Boys).
A Siakago la Nostra Fondazione ha dovuto chiudere l’aiuto mediante le adozioni a distanza, in quanto la missione è stata chiusa dai salesiani.
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Giugno 2003
UNA SCODELLA DI LATTE PER BAMBINE DI STRADA presso Suore Maria Ausiliatrice in Nairobi
9291,83 Euro
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Ottobre 2001
Allestimento di un REPARTO DI RADIOLOGIA a Nairobi, presso la bidonville di Korogocho, per la cura e prevenzione dei bambini malati di AIDS.
Il progetto è stato realizzato sabato 6 ottobre 2001, mediante l’incasso di un solo spettacolo di Arturo Brachetti a Parigi presso il teatro. “Casinò de Paris”.
Somma raccolta: 23472 Euro.
Leggere 3 pagina del giornalino n. 18:
Leggere manifestazione:
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Giugno 2003
VACCINAZIONI E MEDICINALI
Aiuti a bambini della periferia di Nairobi, assistiti dal Nathzaret Hospital (Korokocio)
Fino ad ora (dicembre 2003) sono stati dati 6037 Euro
Tale progetto continua tutt’ora.

Etiopia
MAGIE DEL MAGO SALES IN ETIOPIA
Il mago Sales, nel mese di aprile 2003, è stato in Etiopia e, precisamente, a Sway, una delle regioni più povere non solo dell’Etiopia, ma del mondo intero.
Durante la sua permanenza a Sway, ha avuto modo di rallegrare decine di migliaia di ragazzi e bambini delle missioni. Per loro è stato un grande evento, forse il più importante nella loro vita (secondo le parole di Suor Irene, missionaria di Don Bosco).
A volte basta veramente poco per allietare un cuore d’uomo.
Don Silvio ha fatto spettacoli nei villaggi, dove il capo tribù è rispettato e siede al primo posto. Guai a prenderlo in giro, di fronte agli altri. Ha reso lieti tanti ragazzi e bambini delle scuole (Ci sono scuole con più di 2.000 ragazzi e il numero degli occupanti di ogni classe non è mai inferiore ai 70 elementi). Soprattutto si è esibito nelle missioni dei salesiani, per attenuate le ore di attesa per un buono pasto o per una brocca d’acqua. A Zway, nella missione, ancora ora vengono sfamate più di 5.000 persone al giorno.
Ma tante sono ancora quelle che muoiono di fame o di sete.
Così è nata una nuova richiesta., legata alla costruzione di pozzi d’acqua.
ECCO LA RELAZIONE DI SUOR IRENE. MISSIONARIA IN ZWAY, RIGUARDO AL PROGETTO ACQUA
Il problema: la generale situazione di Zway e della zona circostante è una delle più disperate di tutto il Paese: assoluta mancanza di acqua con conseguenze negative a livello di igiene e notevole diffusione di malattie.
Obiettivo: offrire al maggior numero di villaggi attorno a Zway la possibilità di vere a disposizione:
- sufficiente quantità di acqua
- acqua potabile che assicuri un minimo di igiene
- acqua sufficiente per il bestiame acqua sufficiente per iniziare delle piccole coltivazioni di ortaggi e per cercare di favorire il rimboschimento attorno al villaggio.
Scheda informativa: la città di Zway sorge nella Rift Valley, a sud di Addis Abeba, nel mezzo di una zona semi-desertica e ventosa e conta circa 6000.000 abitanti. Il clima è tra i più ostili: secco e arido; le precipitazioni, molto scarse, sono concentrate nei mesi di giugno – agosto. La gente sopravvive barattando quello che riesce a produrre nei campi aridi e riarsi dal sole o piccolo artigianato, ma il livello di vita non raggiunge il limite della sussistenza: è la fame. Anche i buoi sono di una magrezza impressionante.La legna è molto scarsa e gli escrementi degli animali anziché per concimare la terra sono usari per cuocere il cibo.
Il popolo etiope esce da decenni di guerra, siccità e fame, ma non può investire per il domani perché non ha le forze per sopravvivere oggi.
Nei villaggi la situazione è desolante. Gli uomini validi hanno lasciato i villaggi alla ricerca di acqua e pascoli per assicurare la sopravvivenza del bestiame. A casa sono rimasti solo donne, vecchi e bambini, circondati da una terra riarsa che il vento trasforma in mulinelli di polvere e morte.
La situazione sanitaria è un altro gravissimo problema perché aggravato dalle situazioni igieniche generali della città. Non ci sono fognature; il sistema idrico è in fase di sistemazione, ma spesso l’acqua non c’è. L’AIDS sta diventando una malattia sempre più comune e la gente muore senza sapere di aver contratto la malattia, perché non sono possibili analisi specifiche.
In una situazione come questa, parlare di istruzione e rispetto dei diritti umani sembra quasi anacronistico: in mezzo a tutte queste povertà l’unica preoccupazione esistente è la sopravvivenza.
INDIRIZZO MISSIONE
Salesian Sister
P.O. Box 112
Zway – East Shoa - Etiopia
PROGETTI
-
Iniziato in novembre 2002:
ACQUISTO CIBO E LATTE
Somma raccolta e inviata 29.620 Euro
- Iniziato in aprile 2003 :
COSTRUZIONE DI POZZI D’ACQUA PER I VILLAGGI ATTORNO A ZWAY
Fino ad ora sono stati costruiti 2 pozzi d’acqua. (Costo per ogni pozzo: circa 25.000 dollari)
Somma totale raccolta e inviata: 46.376,35 Euro.
Informazioni su giornalino n. 25:
Leggi giornalino n. 27 pagina 3:
Leggi girornalino n. 28 http://www.sales.it/giornalino/SSB28.pdf
PROGETTO CORNO D'AFRICA
E’ necessario portare cibo fino a Febbraio 2012. Urgenza è non far morire le persone, quelle persone, con un loro nome e una loro storia.
Circa 1.300 rifugiati somali arrivano ogni giorno nei campi profughi di Dadaab, nella regione nord-orientale del Kenya. Fuggono dalla fame e dalle conseguenze di lunghi anni di guerra civile. Da settimane, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), che gestisce i tre campi di Dagahaley, Ifo e Hagadera, sta lanciando appelli alla comunità internazionale perché intervenga con aiuti umanitari.
Progetto Congo
on padre Jean Marie nella città di Kavueta
La città conta 10.000 abitanti, di cui circa 3.000 bambini, costretti a seguire le lezioni all’aperto per mancanza di un edificio scolastico ed essere curati in maniera approssimativa in una struttura con scarse risorse sanitarie.
Il progetto prevede la costruzione di una scuola elementare con ufficio e relative attrezzature. Il costo stimato e di circa € 10.000
Tale progetto è stato presentato per la prima volta a Garessio il 4 luglio 2010 con la collaborazione della Fondazione Mago Sales Onlus, mediante un pranzo di beneficenza e uno spettacolo di magia con la presenza del Mago Sales, ed è stato inserito fra le iniziative benefiche della fondazione stessa.
In tale occasione sono stati raccolti € 1.027,00
PROGETTO BURUNDI
NUTRIZIONE PER BAMBINI APPENA NATI E ASSISTENZA ALLE MAMME
- la guerra degli ultimi decenni, che ha portato la popolazione alla disperazione.
- la a siccità che ha reso nulli i loro già magri raccolti.
Liberazione Bambini Soldato 2005
Testimonianze
Bosco aveva nove anni quando sono arrivati i soldati dell'esercito di Resistenza del Signore nel suo villaggio a Pader in Uganda. Hanno ucciso le donne, hanno rapito i bambini e li hanno costretti a diventare soldati. Bosco sa manovrare a perfezione una AK47 di fabbricazione sovietica. Non la lascia mai. La notte la mette come un cuscino e i suoi sogni si colorano di sangue.La mamma lo guarda dal cielo e diventa triste perché aveva sognato per lui un tigrotto di peluche.
Il mago Sales, con Marco Berry delle Iene, nel mese di settembre 2005, è stato in Uganda, meglio nel Nord dell'Uganda, dove, ancora oggi si consuma una delle tante, troppe guerre dimenticate, perché non interessano a nessuno… nemmeno ai giornali o rotocalchi. Tanto meno ai politici o economisti.
In Uganda non ci sono ricchezze da sfruttare, né giacimenti di petrolio… Non si costruiscono bombe chimiche per una possibile guerra contro "gli infedeli".
Ci sono solo centinaia, migliaia di bambini e bambine che fuggono ogni giorno dai propri villaggi, per scampare alle sempre più frequenti rappresaglie dell'esercito di Resistenza del Signore.
Il coordinatore delle emergenze Onu, John Egland, dice che è la più grave fra le crisi umanitarie trascurate e dimenticate. È quella che dal 1986, dopo il regime barbarico del dittatore Idi Dada Amin, terrorizza l'Uganda del nord. Dove le bande criminali capitanate da Joseph Kony massacrano gli adulti, stuprano le bambine, rapiscono i maschietti per farne carne da macello e soldati forzati.
Il mago Sales ha ascoltato le testimonianze di decine di bambini (i più fortunati) fuggiti dall'esercito di Resistenza del Signore, dopo mesi, anni di guerriglia forzata, costretti a marce snervanti nella foresta, dove hanno patito fame e sete e sono stati costretti ad ammazzare a colpi di bastone o macete i loro amici. Ora si trovano nei campi profughi o presso centri di riabilitazione come quello a Lira di Els De Temmerman, una giornalista belga che dedica la sua vita alla liberazione e al recupero dei bambini soldato.
Sono segnati e provati da ricordi di sangue. Ancora adesso, per loro non c'è più tempo per giocare, perché la guerra ha messo in gioco la loro vita.
Con tutto ciò un filo di speranza è presente nei loro occhi e aspettano un aiuto, una possibilità per ricominciare una nuova vita
Ci ha colpito la testimonianza finale di un ragazzo di 14 anni: Patrick che ora vive con la nonna, l'unica superstite della famiglia, decimata dai guerriglieri che volevano così togliere a Patrick la possibilità di un ritorno nel suo villaggio. Patrick mi ha detto che vuole diventare un ingegnere.
Ora Patricksi trova in un Collegio scolastico nella sua stessa regione, lontano dalle razzie dei guerriglieri, insieme ad altri quatto ragazzi: Samuel, Justin, Richard e Bosco che come lui hanno vissuto le brutalità di una guerra inutile.
La Fondazione Mago Sales ha provveduto a pagare la retta per gli studi per questi primi cinque ragazzi e ha promesso di liberare almeno altri 46 ragazzi e avviarli agli studi.
Servizio televisivo su "Le Iene"
Con Marco Berry è stato realizzato uno stupendo servizio sulla condizione dei bambini soldato in Uganda e sulla possibilità di liberarli da una situazione di privazioni e di violenza, dando loro la possibilità di frequentare un corso scolastico.Attraverso l'emittente televisiva di Italia1 con il programma delle Iene è stato lanciato un accorato appello per sensibilizzare l'opinione pubblica su questo problema che interessa ognuno di noi.
Perché anche l'ultima delle vite possa trovare sicurezza e pace, ogni uomo deve fare la sua parte.
Come liberare un bambino soldato
Il costo per sostenere a distanza un bambino, liberandolo da situazione di forte disagio è di 200 € l'anno.Ogni donatore può scegliere di versare il proprio contributo in una sola soluzione o in rate mensili di € 16,00 (si indica la cifra annua di € 200,00 per ciascun bambino come base di riferimento, lasciando libero il donatore di decidere il proprio contributo secondo la sua coscienza).
Libera la pace che è in te
Tale campagna è stata programmata (a partire dal mese di novembre 2005) con Libera e il Gruppo Abele e consiste in un'opera di sensibilizzazione sui valori della pace presso scuole o centri giovanili in Italia. Spettacoli itineranti per l'Italia del mago Sales.
Lo slogan è LIBERA LA PACE CHE E' IN TE.
Il Tour si concluderà a Torino il giorno 21 marzo 2006 (giornata internazionale sui diritti dei bambini che nel 2006 si svolgerà a Torino).
Progetto Aiuti al Madagascar
Oggi. Purtroppo dobbiamo constatare che non è più così. Sull’isola mancano strutture adeguate alla normale sopravvivenza. La nostra Fondazione si impegna nella realizzazione di due importanti progetti ( uno a sud e il secondo a nord) a vantaggio della popolazione, soprattutto di quella più giovane.

- Se credi in Dio Amore ringrazialo insieme con noi e offri un po’ della tua preghiera per questa gente.
- Se credi che ogni uomo è tuo fratello, sentiti anche tu ferito
- Se dentro senti qualcosa: è la voce di Dio che ti chiama. Mettila in pratica.
La rivolta degli alberi di Natale
Una bella donna in piedi in un bosco con indosso una gonna lunga, una camicetta a quadretti e un gilet di pelliccia parlava dai teleschermi degli Stati Uniti, sotto il titolo: "Il Rockefeller Center ha scelto l'albero".
Sorridendo ai telespettatori diceva: "Un abete del Vermont alto ventiquattro metri sta per diventare quest'anno l'albero di Natale più famoso del mondo. Scelto per la sua maestosa bellezza, venne piantato quasi cinquanta anni fa in un bosco di Stowe. L'arrivo dell'albero al Rockefeller Center quest'anno sarà accolto da un coro di centinaia di alunni provenienti da tutta la città, che canteranno una serie di motivi tratti dalle colonne sonore dei film di Natale. L'abete verrà abbattuto lunedì mattina e quindi trasportato a bordo di un camion e caricato su una chiatta nei pressi di New Haven, da dove proseguirà via mare, attraverso lo Stretto di Long Island, fino a Manhattan".
Nello stesso tempo, in Europa, nelle foreste del Nord e sulle pendici delle Alpi scendeva lemme lemme la neve. Ma non c'era il solito silenzio ovattato. L'aria placida era graffiata da strani lamenti.
"Ahia! Lasciatemi stare!"
"Giù le mani dal mio tronco!"
"Basta! Mi fate male!"
L'irritante angoscioso sibilare delle motoseghe non cessava. Solo una pausa a mezzodì. Uomini che ridevano e scherzavano, poi tutto ricominciava. A sera, sulla neve restavano solo le tracce dei copertoni degli autocarri che erano svaniti verso le città con il loro carico di prede e tanti buchi vuoti nel terreno della foresta, dove poco prima c'erano piccoli e grandi abeti che scherzavano felici con il vento.
L'annuale "mattanza" degli alberi di Natale era incominciata.
In molti paesi del mondo, la scena era la stessa. Alberi di Natale grandi e piccoli venivano innalzati nei Centri Commerciali, negli uffici, nei negozi, nelle case. Mani adulti e mani impazienti di bambini ornavano i rami di fili luccicanti, lampadine, pale colorate, stelle, pacchettini e nastri dorati.
Trattati con tutti gli onori, gli alberi si consolavano un po': dopotutto erano al centro dell'attenzione. Ma poi tutto cominciò a cambiare e gli alberi si trasformarono in oggetti vagamente ingombranti.
Un albero di Natale di Rivoli, Torino, che sentiva i suoi aghi farsi sempre più deboli, vide in televisione il grande albero di Piazza San Pietro a Roma. Raccolse tutte le sue forze e mandò il suo messaggio. Il messaggio era debole, ma raggiunse l'albero di Natale di un centro commerciale di Vercelli, che lo inviò ad un albero di una casa di Abbiategrasso, questo riuscì a farlo arrivare all'outlet di Fidenza e poi, da un albero all'altro, arrivò al grande abete di Piazza San Pietro. I piccioni che sono dappertutto lo dissero ai gabbiani e, di porto in porto, di città in città la voce si sparse dappertutto: "La notte di Capodanno ce ne andremo tutti! Non finiremo in una discarica o ad agonizzare in un giardino!"
"Dove andiamo?" chiese qualcuno.
"Ci nasconderemo da qualche parte. Il mondo è pieno di montagne e di foreste inaccessibili!" rispose a tutti l'abete di Trafalgar Square.
"Ma come faremo?"
Fu l'abete di Piazza San Pietro a trovare la soluzione: "Tutti abbiamo in cima un angelo o una stella. Dite loro di darsi da fare! Puntiamo tutti verso la Croce del Sud!"
Lacrime di resina profumata
La notte di Capodanno, mentre la gente festeggiava e stappava bottiglie di spumante, come una immensa nuvola nera, gli alberi di Natale partirono. I più giovani si divertivano a fare evoluzioni spericolate come Harry Potter sulla sua scopa magica: l'avevano visto alla tv…
Quando angeli e stelle si sentirono stanchi, il grande inconsueto stormo verde atterrò in una zona di acquitrini. Non riuscirono naturalmente a passare inosservati. Una folla di curiosi si radunò sbucando dalla savana. I primi ad arrivare furono i bambini.
Gli alberi di Natale amano i bambini e furono felici di vederli. Ma com'erano diversi da quelli che avevano conosciuto! Questi non avevano guance paffute e pigiamini colorati, morbidi peluches, telefonini, libri illustrati, braccialetti, dolci e torroni. Non avevano proprio niente tranne i grandi occhi sgranati, neanche i vestiti. Nei loro occhi, gli alberi videro solo fame, tristezza e il desiderio infiito di capire.
Il cuore degli alberi di Natale si intenerì. Grosse lacrime di resina profumata cominciarono a scorrere lungo i tronchi. Dopotutto erano stati abbondantemente contaminati dalla Capanna di Betlemme e dalla spirito del Natale.
L'albero di Piazza San Pietro tossicchiò e poi disse, commosso: "Dobbiamo fare qualcosa!"
Come un' improvvisa folata di vento passò tra le chiome degli alberi: "Ssssssssssssssì!"
L'albero di Trafalgar Square tuonò: "Che cosa possiamo fare? Siamo solo legno!"
Un alberello svedese, che tutti chiamavano Ikea replicò: "Con il legno si fanno le cose più importanti del mondo! Per esempio banchi di scuola, lettini, tavoli…."
"Matite!" gridò un alberello piccolo piccolo.
"Carta, quaderni, libri…!"
"…dollari e assegni!" concluse l'albero del Rockefeller Center.
"Cominciamo dai banchi di scuola e dalle matite" propose uno.
"Non vedremo più le montagne…" sussurrò timidamente un altro.
"Ma saremo il futuro per questi bambini!" disse un altro.
"Giusto!" gridarono tutti in coro.
"Ma come facciamo?"
"Ci vuole un falegname, naturalmente" disse l'abete di Piazza San Pietro. "E tutti noi ne conosciamo uno!"
Si alzò un grido solo: "San Giuseppeeeeeeeeee!"
Il buon Giuseppe si affacciò dal cielo. "Che volete?"
"Vieni giù! Con i tuoi attrezzi!"
San Giuseppe arrivò e si mise al lavoro. I primi banchi e le prime matite sono già stati consegnati ai bambini. Tutto quello che gli serve è qualcuno che gli dia una mano.
Ora tocca a noi aiutare gli alberi di natale e San Giuseppe a realizzare questo progetto!
Sarà questo il nostro impegno per i bambini del mondo per i quali abbiamo contribuito a costruire una scuola per aiutarli ad istruirsi. L'istruzione è il più importante mezzo per raggiungere uno sviluppo sostenibile. Ogni tentativo di rafforzare l'economia, di ridurre la povertà e migliorare la qualità della vita può produrre risultati soltanto con una maggior attenzione all'educazione. L'educazione fornisce alla gente le capacità di cui hanno bisogno per partecipare attivamente nella vita economica e nella società.
Proposte di contributo:
- matite e colori | euro 5 |
- quaderni e album da disegno | euro 10 |
- zainetto completo di materiale scolastico | euro 30 |
- banco di scuola | euro 50 |
Aiutiamo fratel Argese, missionario laico della Consolata, a ricostruire una diga per dare acqua e vita alle 250.000 persone dell’area di Mukululu nel Nyambene, Meru, Kenya.
Da parte di Padre Gigi Anatoloni, msissionario della Consolata e direttore della rivista "Missioni Consolata" di Torino, ci giunge la richiesta di aiutare l'opera fratel Argese, missionario in Africa.
E' questo il secondo progetto "Acqua, un bene prezioso" che la nostra Fondazione si impegna a sostenere per questo nuovo anno 2013.
Pubblichiamo qui di seguito l'interessantissimo articolo di padre Gigi.
Dare acqua
Quarant’anni di un impresa titanica che non finisce mai
Di Gigi Anataloni
Alla fine degli anni Sessanta nella regione vulcanica del Nyambene, Meru, Kenya, i Missionari della Consolata iniziarono un centro per bimbi polio. La polio era epidemica nella zona per mancanza di acqua e igiene. Da subito fu evidente che l’acqua piovana non poteva bastare per le necessità del centro. Occorreva acqua abbondante e continua. Il vescovo di allora chiamò un giovane fratello missionario, Giuseppe Argese, e gli diede un ordine semplice: trova l’acqua. La trovò in un’antica foresta pluviale a 25 chilometri di distanza. La foresta funzionava come una spugna, raccogliendo l’acqua dell’umidità e della rugiada, immagazzinandola nel terreno e restituendola poi goccia dopo goccia.
Piantato il campo a Mikululu, ai margini della foresta, a 2000 metri cominciò i lavori. Da lì partì la prima linea di acquedotto: piantò un vascone per raccogliere le gocce dai mille rivoletti della foresta, pose i 25 chilometri di tubi facendo scavi con zappe e pale, è arrivò a Tuuru, il centro per bimbi polio. Ma l’acqua non era più solo per loro. Tutti volevano acqua in quell’area dove le donne riuscivano a malapena a procurarsene una ventina di litri ogni due o tre giorni. Fu presto necessaria una seconda linea di acquedotto, una rete di punti di rifornimento (le fontane) a cui la gente potesse attingere, un sistema che garantisse la protezione della foresta, un gruppo di lavoratori per la manutenzione. A fine secolo erano 250.000 le persone abbeverate, oltre 250 chilometri l’estensione della rete, milioni i litri di acqua distribuiti ogni giorno.
Il tutto garantito da un lavoro fatto con pazienza, fatto senza grandi macchinari e con il coinvolgimento della comunità locale, con ritmi lenti ma continui. Per una vera rivoluzione sociale. L’acqua ha cambiato la vita. La polio è praticamente scomparsa, sono sorti nuovi villaggi attorno alle fontane, e scuole e centri di salute, e iniziative commerciali. Le donne non passano più la maggior parte del tempo a caccia di acqua, le bambine possono andare a scuola.
Ovviamente la raccolta goccia a goccia non poteva più bastare. L’osservazione e la raccolta dati di anni provava che durante le piogge la quantità d’acqua disponibile era incredibile. Il problema era raccoglierla e immagazzinarla in bacini, di modo da creare riserve per i frequenti periodi di siccità. Sono nate così delle dighe. La prima, a terrapieni costruiti sempre a mezzo di carriole e pale, con tecnologie semplici e collaudate. Poi la seconda, più grande, un bel laghetto nel verde della foresta, capace di garantire una riserva per un mese. Poi… la domanda essendo sempre in crescita, il nostro fratel Giuseppe, ormai non più giovincello ma provato dagli anni e dalla vita dura nella foresta, ha cominciato a sognare la terza diga per una riserva di almeno sei mesi (tenendo conto che anche recentemente ci sono stati periodi di siccità di oltre un anno!). Studiato attentamente il terreno, per valorizzarne al massimo ogni piega, finalmente nel 2011 sono cominciati i lavori, sfruttando al massimo i pochi soldi racimolati con fatica. Il sogno stava diventando realtà. La diga prendeva forma, il nuovo invaso si stava riempiendo, tutta l’acqua disponibile veniva raccolta.
Tutto ok, fino alla notte tra il 12 e il 13 ottobre scorso, quando una pioggia di inaudita violenza, 178 mm in poche ore ha riversato nel nuovo invaso un milione di metri cubi di acqua che hanno spazzato via come un mucchietto di sabbia la diga non ancora perfettamente finita e non completamente assestata. Due anni di lavoro paziente, migliaia e migliaia di euro di lavoro andati in fumo in poche ore. E fratel Giuseppe era a Nairobi, in ospedale, a farsi curare le gambe che ormai fanno fatica a portarlo su e giù per la foresta. A 78 anni non si ha più l’energia dei giovani, anche se il cuore non demorde. Ansietà, sconforto, scoraggiamento hanno tentato il nostro fratello. Con la tenacia dell’uomo di fede, ha ricominciato a lottare pronto a continuare un’opera che sa essere fondamentale per la sua gente. Senza acqua non c’è futuro. Per questo, senza gettare la spugna, è ancora là, solitario sui suoi monti e da là chiama a raccolta amici vecchi e nuovi per completare un’impresa che certamente gli costerà la vita.
Se potete, diamogli una mano a completare il progetto della terza diga, per immagazzinare acqua per almeno sei mesi, che assicuri la vita ad oltre 250.000 persone con almeno 10 litri al giorno a testa, senza contare gli animali, anche nei lunghissimi e sempre
Progetto Kenya Marsabi
Completare la costruzione della scuola secondaria "bishopCavallera" a Karare – Marsabit nel nord del Kenya, al confine con l’Etiopia, nella zona desertica e tremendamente povera del Corno d’Africa.
Costo: € 20.000 circa
Referenti
Suore della Congregazione della Consolata, in particolare, si fa riferimento a Suor Serafina, missionaria in Africa.
L’opera di questa missione è anche affidata a don Rinino, prete diocesano di Cherasco
Descrizione della scuola sul territorio
La scuola esiste per aiutare le ragazze dei villaggi più remoti dei deserti del Chalbi e del Kaisut, le ragazze più bisognose.
La "BISHOP CAVALLEREA GIRLS SECONDARY SCHOOL" fu iniziata nel 2004 per volontà e tenacia di Mons. Ambrogio Ravasi allora vescovo di Marsabit e con l'aiuto delle Suore Missionarie della Consolata. L'obiettivo principale è quello di preparare donne leaders che, formate secondo i valori umani e cristiani possono in seguito aiutare le loro comunità a crescere e rinnovarsi nella fede, e vivere nel rispetto di tutte le persone al di là delle differenze etniche, di sesso ecc.
Nella scelta delle ragazze si cerca di privilegiare le più povere, le più bisognose di cure mediche e anche le più povere accademicamente, e questo per sottrarre il più possibile ragazze a matrimoni precoci ed offrire loro un futuro diverso e migliore. Nessuno può immaginare la gioia di queste giovani che vengono da situazioni di assoluta povertà e passano gli esami nazionali con voti che permettono loro di unirsi a quelle più emancipate nelle aule delle università.
La scuola è un convitto. Le 188 studenti sono tutte interne anche perché vengono da villaggi molto lontani. La scuola conta solo otto anni e si trova a a Karare, un villaggio a 20 km sud di Marsabit, un autentico pezzo di savanna, abitato prevalentemente da Samburu e Rendille, ma anche da enormi elefanti.
Lavori necessari al completamento dell’opera
Ci scrive suor Serafina:
“I lavori di costruzione e restauro non sono finiti.
- L'acqua è il problema numero uno. Pensate che le nostre giovani in tempi normali ricevono circa tre litri di acqua al giorno per la loro igiene personale e il lavaggio dei loro indumenti. L'unica acqua possibile è quella piovana che raccogliamo in serbatoi di metallo di 48,000 litri l'uno. Al momento ne stiamo installando 2 per arrivare a 12, ma solo quando arriveremo a 20 la scuola sarà autosufficiente.
- L'elettricità, abbiamo bisogno di più pannelli solari e mulini eolici per poter avere luce ed energia motrice per un normale andamento della scuola.
- La nostra vecchia landrover ci lascia spesso e volentieri sulla strada dove non c'è rete telematica e possibilità di comunicare. Ne abbiamo bisogno di una nuova, la macchina qui non è un lusso, è una necessità. Quando le ragazze si ammalano dobbiamo portarle a Marsabit, 20 km su una strada tutta corrugata, in una realtà dove il trasporto è quasi nullo ed è impossibile comunicare con cellulari ecc.
- Sogniamo anche di avere installati qualche computer per iniziare le giovani a questi nuovi strumenti di comunicazione e di lavoro.
In questi anni abbiamo visto i miracoli della provvidenza compiersi in questo compound, siamo grandemente riconoscenti al Signore e a tutti quelli che aiutano nel suo nome. La Missione è di tutti e i modi di compierla sono molti, tutti quelli che l'amore di un cuore appassionato del regno può suggerire”.
Buon Natale!
Sr. Serafina Sergi MC
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lettera Suor Serafina |
Progetto Haiti 2010
EMERGENZA E AIUTO AI BAMBINI DELLA MISSIONE DEI SALESIANIRACCOLTI 185.228 EURO - GRAZIE DAI BAMBINI DI HAITI
TERREMOTO
Oltre due milioni di persone hanno bisogno di aiuto
LA FONDAZIONE MAGO SALES NEL MESE DI GENNAIO 2010 AVEVA LANCIATO UN APPELLO URGENTE DI RACCOLTA FONDI PER AIUTI DI PRIMA NECESSITA’ ALLA POPOLAZIONE DI HAITI DURAMENTE COLPITA DAL RECENTE TERREMOTO. A DUE MESI DI DISTANZA ECCO IL RISULTATO DELLA VOSTRA SOLIDARIETA'
GIA' RACCOLTI € 65.228 IN DATA 12 - 03- 2010
€ 35.794 - offerte Fondazione mago Sales
€ 16.500 - Parroccchia di Cherasco (Cn)
€ 12.934 - Cena da Eataly
Parte di tali fondi sono stati inviati, alla missione salesiana di Port-Au-Prince, che, pur danneggiata, ha già attivato, al suo interno una struttura di aiuto e prima accoglienza. Altri ( quelli offerti dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo) serviranno per la ricostruzione di una casa salesiana.
PROGETTO 2011
Costruzione a Cap Haitien di una scuola primaria “Réfection de la torture”, con un preventivo di spesa di 254,100 USD (pari a quasi € 200.000).
Richiesto e in gran parte sponsorizzato dal gruppo: Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
Mago Sales tra i ragazzi gioiosi della citè du soleil ad Haiti – Port-Au-Prince nell’anno 2001.
A dieci anni di distanza, una immane tragedia sembra aver cancellato l’inno di vittoria di questi giovani.
Eppure non dobbiamo lasciarci cadere le braccia, ma dare capacità di rinascita, ricostruendo un pezzo di questa oasi di pace gestita dai salesiani.
Ognuno deve… in tanti si può
È possibile offrire sostegno attraverso i seguenti canali, con causale Emergenza Haiti.
- Versamento su conto corrente postale n 42520288, intestato a Fondazione Mago Sales Onlus, via Bioletto, 20 – 10098 Rivoli (To).
- Bonifico bancario conto Intesa san Paolo - IBAN IT 73 X 03069 30530 100000061253
- Donazioni on line dal pulsante donazioni del sito
Messaggio di padre Attilio Stra da Haiti
Carissimo Don Silvio,
vorrei tanto potervi guardare negli occhi (nel cuore!) e dirvi GRAZIE!
In questi terribili momenti in cui tutto un passato è distrutto e non si vede ancora nessun avvenire... è tanto importante sentirsi tenere per la mano, avere qualcuno a fianco che guarda nella stessa direzione... Don Bosco ci diceva "Guarda alto! guarda lontano!" e... sempre avere la fede/sicurezza di essere nel cavo della mano di Dio!
1- Io sono ancora a Santo Domingo dopo quel tragico 12 gennaio ... il cui Dio mi ha miracolosamente salvato tra il mucchio di macerie... Non mi chiedo tanto: Come? ... e' il suo mestiere di fare miracoli! Ma spesso mi domando: "Perché?..."
Ferite... già quasi guarite, ma sopratutto la schiena, con una vertebra "un po' rotta" e altre "troppo vecchie!!!" Sono legato in un gran busto (come un salame!) che e' scomodo ma mi e' tanto utile! .... e faccio grandi progressi...
Grazie per la raccolta fondi a vantaggio dei bambini di Haiti...vorrei tanto ringraziare personalmente tutti questi Benefattori generosi e solidali... il vostro nome, forse sconosciuto da me, e' scritto a caratteri di vita nel cuore di questi poveri Ragazzi/zze di strada...
Progetto Palestina
Borse di studio per giovani palestinesi universitari a Gerusalemme
Da due anni la nostra Fondazione sostiene agli studi 10 giovani palestinesi presso l’università di Gerusalemme.
Il costo per ogni sostegno a distanza è di € 1.500 all’anno. Referente del progetto padre Jaque Amatteis, salesiano e segretario del Nunzio apostolico a Gerusalemme.
Per questo progetto non abbiamo sponsor diretti, per cui la Fondazione attinge il contributo dai fondi generici di solidarietà. Auspichiamo di trovare presto benefattori che si prendono cura di questo progetto, che riteniamo sia fonte di grande gratificazione umanane spirituale. Ogni sponsor riceverà informazioni dei giovani con schede, curriculum e “pagelle scolastiche”.
Ognuno, poi può continuare a contribuire, secondo la proprie necessità, perché questo progetto possa essere continuato. Anche una piccola cifra, unita a quelle di tanti, può aiutarci a realizzare la promessa fatta ai giovani di quella terra che stà nel cuore di tanti di noi. Vi ricordiamo di scrivere sul bollettino postale o nel foglio del bonifico per la banca la seguente motivazione della vostra offerta: PROGETTO PALESTINA
Progetto Corno d'Africa
PROGETTO CORNO D'AFRICA
(Emergenza cibo)
inizio progetto: Agosto 2011
BILANCIO DELLA RACOLTA FONDI (dall’8 agosto al 6 settembre 2011)
Fino ad ora sono stati raccolti: € 8.029,94 così suddivisi:
- € 4.316,00 beneffattori vari
- € 2.233, 74 Manifestazione dello Smils Show a Cherasco
- € 1.479,20 Spettacoli mago Sales nelle parrocchie
Tale somma è stata raccolta in un solo mese: dall'8 agosto al 6 settembre ed è al netto (sono state detratte le spese e i costi relativi all’organizzazione delle varie manifestazioni).
Grazie per il vostro aiuto, di tanti, di tutti.
Varie organizzazioni stanno appoggiando la Fondazione nel dare vita a interessanti manifestazioni per raccogliere fondi per questa emergenza.
Ad esempio l'Associazione "Uribe" di Caselette (To) ha organizzato per la sera del 15 ottobre 2011 uno spettacolo, il cui incasso andrà interamente per sostenere questo progetto umanitario.
La raccolta continua con urgenza
E’ necessario portare cibo fino a Febbraio 2012. Urgenza è non far morire le persone, quelle persone, con un loro nome e una loro storia.
Gli aiuti, come è già stato proposto, verranno dati ad una organizzazione che da anni già agisce nel sud dell’Etiopia e nel nord del Kenya: i missionari Salesiani, pronti a garantire i necessari soccorsi e sostenere le attività di emergenza.
Vi ricordo che:
- Con 25€ assicuri il trattamento di purificazione 5000 litri di acqua
- Con 50€ fornisci acqua potabile a 20 persone per 1 settimana
- Con 100€ offri da mangiare a 3 famiglie di 5 persone per 1 mese
- Con 500€ regali un trattamento nutrizionale contro la malnutrizione a 60 bambini
SITUAZIONE DEL CORNO D’AFRICA
Situazione drammatica
La situazione è drammatica. Sono milioni le persone colpite da siccità e carestia.
Sono 3 milioni le persone che rischiano di morire di fame in Somalia. In Etiopia, specie nella regione dell'Ogaden, si calcolano attorno ai 4 milioni le persone che hanno estremo bisogno di cibo. In Kenya, l'insicurezza alimentare interessa 3,5 milioni di persone. Oltre 10 milioni di persone nel Corno d'Africa stanno combattendo contro lo spettro della fame.
Circa 1.300 rifugiati somali arrivano ogni giorno nei campi profughi di Dadaab, nella regione nord-orientale del Kenya. Fuggono dalla fame e dalle conseguenze di lunghi anni di guerra civile. Da settimane, l'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), che gestisce i tre campi di Dagahaley, Ifo e Hagadera, sta lanciando appelli alla comunità internazionale perché intervenga con aiuti umanitari.
Le ong parlano di "tragedia umanitaria", di "carestia del secolo". Anche il Papa ha chiesto una mobilitazione internazionale.
Cause di questa povertà
Le cause non sono da addebitarsi unicamente al clima e alla mancanza di piogge,
Don Gigi, missionario Della Consolata e direttore della rivista. “Missioni Consolata”, che ha passato gran parte della sua vita in Kenya, afferma che le cause della povertà nel corno d’Africa sono soprattutto di tipo sociale, dovute a scelte politiche ben definite: ad esempio: la mancanza di strade e di comunicazioni fa salire il costo del cibo che scarseggia in determinate aree (Il mais è passato da 40 centesimi a 1,50 euro. A Nairobi, l’acqua costa 1 Euro ogni venti litri). In politica la corruzione è ai massimi livelli: si comprano i voti, si fomenta la violenza tra le varie tribù. Il più delle volte i soldi della solidarietà internazionale non arrivano ai poveri. Vanno nelle tasche di pochi e i politici non fanno nulla. Speculano in borsa.
Guadagno mensile medio di un operaio o insegnante è di 65 Euro al mese
Con un simile salario di sussistenza, non ci si può ammalare, nè mangiare tre volte al giorno, né prendere il treno o l’auto. Il povero diventa sempre più povero.
I poveri, per mancanza di cibo, diventano passivi, apatici, non hanno più interessi. I grandi non sono più capaci a reagire allo sfruttamento. I bambini sono bloccati nella crescita intellettuale. La fame diventa un business; con questa situazione di forte precarietà si sottomettono i poveri.
Una tragedia che colpisce anche noi
Non si può restare indifferenti di fronte alla fame di tanti figli di Dio, soprattutto bambini.
Don Silvio ha visto e conosciuto la povertà dei suoi figli e ci dice: “Il povero per essere vivo deve avere un nome, deve essere davanti a te. Non può restare un numero. Quando leggiamo che 15 milioni di esseri umani soffrono la fame, il povero diventa un povero tra i tanti, mescolati in questa anonima statistica che, troppo facilmente, ci lascia indifferenti.
I poveri hanno sempre un nome: Ester è una bambina di 9 anni, ancora al primo ciclo delle elementari. bocciata, perché ha la pancia vuota; Rachel è una ragazzina di soli 9 anni, venduta dai propri genitori e fatta sposare in cambio di due capre; Bosco è un bambino soldato, rapito dal suo villaggio, ora ostaggio di un gruppo di ribelli. Alla sera si addormenta. Guarda una stella in cielo e dice: “ In una parte di questo mondo, ci sarà qualcuno che pensa a me”.
Una bambina, al termine di uno spettacolo del mago Sales, gli da 1 Euro e dice: “Te li do per Rachel, per Ester, per Bosco per i tuoi bambini in Africa.
La raccolta è iniziata.
Il povero non è un numero (15 milioni di persone soffrono la fame nel Corno d’Africa). è sempre un nome e se questo nome lo conosci non puoi restare indifferente
La nostra partecipazione attiva
La Fondazione Mago Sales non può e non si è tirata indietro di fronte a questa tragedia dell’umanità.
Se una parte dell’umanità (anche minima) soffre… tutta l’umanità soffre.
Il mago Sales, all’inizio dell’estate aveva lanciato un appello per una raccolta fondi da destinare a missionari che lavorano sul territorio.
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